La bellezza salverà il mondo, dice il celebre scrittore e filosofo russo Fëdor Dostoevskij. L’icona è bellezza. Essendo di Dio ci apre alla sua santità. Un’icona che apre alla santità ineffabile di Dio è quella della Madonna di Damasco. L’antichità, valore artistico, storia, devozione popolare, leggenda e significato teologico e spirituale mettono l’icona della Madonna di Damasco nel centro dell’attenzione e dellinteresse di tutti quelli che hanno a cuore il patrimonio storico-culturale di Malta. Questa icona è legata, per buona parte, alle vicende storiche del Sovrano Ordine Militare Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta. Infatti, fu portata, come preziosissimo e sacro cimelio, a Malta, quando l’inclito Ordine fu sopraffatto, nonostante una strenua difesa, dai Turchi e dovette lasciare con grande rimpianto l’incantevole Isola di Rodi.
Le memorie dell’Ordine riportano che alcuni Cavalieri, avendola vista per la prima volta a Rodi, si ricordarono di averla notata precedentemente a Damasco: per cui l’epiteto di Madonna di Damasco o Damascena riflette i luoghi di origine. Documenti e tradizioni tacciono sul nome dell’artista. Nascondendosi dietro il velo dell’anonimato, egli ci presenta un mirabile esempio di umiltà: ha voluto essere come quelle belle sorgenti d’acqua che dissetano senza chiedere riconoscenza. Quando, nel 1523, il sultano Solimano, con saggezza e ricco di senso cavalleresco, e, soprattutto, ammirato dalla loro fede, coraggio e tenacia, concesse ai cavalieri di lasciare l’Isola di Rodi e di trasportare archivi, reliquie e altre proprietà, gli concesse anche di trasportare con loro questa venerabile icona. Con questa icona al seguito, l’Ordine peregrinò per ben sette anni da un luogo all’altro: Candia (Creta), Messina, Civitavecchia (allora porto principale dello Stato Pontificio), Roma, Viterbo, Nizza, fino all’Isola di Malta che faceva parte della Corona di Sicilia, assegnata all’Ordine da Carlo D’Asburgo (1519-55).
La Madonna indossa il mantello delle imperatrici bizantine, dal colore ciliegia scuro, mentre la veste di cui si vede parte della manica è blu scuro. Porta tre stelle, una sulla fronte, una sulla spalla destra e l’altra sulla spalla sinistra che non è visibile perché nascosta dalla presenza del Bambino. Esse simboleggiano la regalità e la verginità perpetua di Maria, prima, durante e dopo il parto. La tunica del Bambino, nel mezzo, è stretta da una fascia rossa: il rosso è un colore che, talvolta, è utilizzato per significare la divinità. Nella teologia cattolica, noi adoriamo il Bambino, ma veneriamo la Madre col culto di iperdulia ossia superiore a quello attribuito ai Santi. La superficie del dipinto presenta zone marginali mancanti, dovute alla mano corrosiva del tempo. Ai lati in alto, all’altezza del capo della Vergine, due figure in posizione eretta, complete in senso verticale, ma mutile in quello orizzontale. Esse, presumibilmente, sono l’Arcangelo Michele, vincitore del demonio, e a destra c’è l’Arcangelo Gabriele. In questa icona, vogliono sottolineare il mistero centrale Cristiano, l’incarnazione.
Nel fondo, domina sovrano l’oro. Esso è luce e analogo alla luce del sole. L’icona stessa è sorgente di luce. L’oro significa l’incorruttibilità, dell’eterno e della trascendenza. La faccia della Vergine domina tutta la composizione. Gli occhi molto grandi e penetranti sembrano guardare nell’aldilà. Le labbra sottili e prive di sensualità sono atte a cantare la divina lode ed esprimere parole di vita. I grandi occhi e fini lineamenti evidenziano il prevalere della vita contemplativa. Il dinamismo dello sguardo è, eloquentemente, sottolineato dalla immobilità di tutto il corpo. Ogni ansietà terrena, semplicemente, scompare davanti alla pace interiore. Nell’arte Bizantina, solamente i demoni e i peccatori sono rappresentati in febbrile agitazione. Dunque, l’immobilità esteriore della Madre e del Bambino crea, in contrasto, l’impressione d’intensa attività spirituale.
Nell’icona della Madonna di Damasco, c’è anche l’elemento sentimentale, affettivo e umano. La Madonna Damascena è l’incomparabile canto della maternità, dell’inesauribile amore della Madre verso il Figlio e della indescrivibile tenerezza del Figlio verso la Madre. Questa particolarissima icona nacque nella preghiera e deve essere contemplata in uno spirito di preghiera. Essa parla più al nostro intimo che ai nostri sensi. Quando visiterai Malta, vai nella chiesetta a essa dedicata in Archbishop Street, accanto al Palazzo dei Gran Maestri nel cuore della suggestiva Città di La Valletta. E lì, nella chiesetta che induce al raccoglimento, contempla l’icona. Lasciati prendere dell’incanto della sua bellezza e dalla sua suggestione spirituale. Ti accorgerai che quando uscirai per immetterti nuovamente nel ritmo della strada il tuo cuore è vivificato da un raggio di eternità e animato da una più grande e pronta disposizione verso i fratelli.
di Fra Mario Attard