Il poeta Nino Ferraù nelle parole di Filippa Novak

Nelle parole della direttrice pro tempore, Filippa Novak, della scuola elementare di Rometta, in cui il poeta si è incontrato due giorni prima della sua dipartita, Il Canto del cigno con tutti i docenti del Circolo didattico.Mi limiterò ad esprimere quel che sento, dopo averlo conosciuto due giorni prima della sua morte repentina, da lasciarci attoniti e sgomenti. Una conoscenza durata poco, ma non per questo meno significativa. Essa ha lasciato in me e nei docenti del Circolo, una traccia profonda grazie a quel rapporto di vera umanità che Nino Ferraù sapeva trasmettere, a quella sua capacità di arricchire, spiritualmente, chi con lui dialogava. Debbo riconoscenza al prof. Alfonso Saya, per avermi dato l’opportunità di conoscere il poeta. La sua idea, quella del ‘Il poeta a Scuola’, faceva una precisa proposta, cioè quella di realizzare un contatto diretto, poeta-poesia-alunno. Questa proposta è stata presa, da me, in considerazione anche perché, all’inizio dell’anno scolastico, in sede del Consiglio di Circolo e di Collegio di docenti, si era programmato di attuare incontri con poeti esperti di varie discipline.

È stato il prof. Alfonso Saya, per alcuni anni maestro in codesto Circolo, a favorire la mia conoscenza personale col poeta e, in quella occasione, si è programmato l’incontro con i docenti delle scuole elementari e materne del Circolo, incontro tenutosi il 21 dicembre 1984, nei locali della direzione didattica, al quale incontro ha presenziato oltre al prof. Saya, il prof. Schillaci, segretario dell’Accademia romettese. Quel discorso è stato, inevitabilmente, interrotto. Ripenso, con tristezza, quel lontano pomeriggio in cui il poeta appariva felice, in cui intercalava le sue poesie con il racconto della sua vita, quasi abbia, involontariamente, rivelato un messaggio di attaccamento e di amore verso gli alunni, della cui spontaneità – ha detto, testualmente – ha imparato molto. Mentre egli leggeva le sue poesie, il silenzio era perfetto ed alta era la commozione. Ricordo l’impressione che provavo: avevi desiderio di sentirgli recitare altre poesie, ma lui aveva una gran voglia di parlare, di dialogare; altre poesie le avrebbe lette nel prossimo incontro programmato con gli alunni nel mese di febbraio. Adesso, penso che egli, quasi presago, ha voluto dirci tante cose che, certo, non dimenticheremo. Le sue poesie, indelebili sulla carta, potremo leggerle e meditarci su. Il poeta Nini Ferraù non è morto è qui vivo tra noi! Rometta, alla quale, fatalmente, ha dedicato – com’è stato scritto – il ‘Canto del cigno’, non lo dimenticherà, gli sarà, per sempre, riconoscente”.

di Alfonso Saya