Pandemie mediali: i media ai tempi del Covid-19, è questo il titolo del corso di formazione per giornalisti che si è tenuto, ieri pomeriggio, sulla piattaforma Zoom. “Un distanziamento fisico, ma non sociale”, così, come nel corso dell’evento, la giornalista Rai Vania De Luca, vaticanista di Rainews24 e presidente nazionale UCSI. “Per quanto riguarda le immagini della pandemia – ha detto la presidente nazionale UCSI, Vania De Luca –, abbiamo avuto quelle della morte, degli ospedali con i reparti di rianimazione che ci hanno impressionati. Ricordo, in particolare, quando arrivarono le immagini dell’Esercito che sui camion militari portavano via tutte le bare dalla città di Bergamo e Brescia, lì dove i cimiteri cittadini non riuscivano a dare spazio alle sepolture necessarie. Tante donne venivano rappresentate, invece, come la cura della vita e ce ne sono state tre che in particolare mi hanno colpita. La prima è l’immagine simbolo dell’infermiera che, a fine turno, poggia la testa suo pc stremata e viene immortalata in questa fase di sfinimento risultando quasi il simbolo della cura. L’altra immagine è sempre quella di un’infermiera che, invece, aveva postato sui social un autoscatto dove si vedeva la sua immagine riflessa allo specchio e aveva il volto segnato dalla mascherina e stremato dalla stanchezza. L’altra immagine è sempre di un’infermiera rappresentata con guanti e mascherina che teneva in braccio, come a cullarla, l’Italia malata che era diventata, ormai completamente, zona rossa. In questo caso, si trattava di un disegno e non di una foto. Ad ogni modo, anche in questo caso si trattava, però, di un’immagine diventata virale, perché anche qui rappresentava la cura per uscire fuori da quel tunnel nel quale ci siamo trovati tutti durante il lockdown. Poi, quelle due immagini del pontefice, in piazza San Pietro da solo e del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il 25 aprile che scende dal sacro dell’Altare della Patria da solo. Noi ci siamo ritrovati tutti insieme in quei due momenti”.
L’incontro è stato organizzato dall’UCSI Sicilia insieme all’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e al Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti. All’incontro, moderato da Salvatore Di Salvo, componente della Giunta nazionale UCSI, hanno partecipato il presidente UCSI Sicilia, Domenico Interdonato, il quale, oltre a dare il benvenuto ha, fin da subito, evidenziato l’impegno dell’UCSI verso la formazione continua, anche in un periodo complesso come quello che stiamo vivendo, sotto il profilo della fede. Don Paolo Buttiglieri, giornalista e consulente ecclesiastico UCSI Sicilia, è intervenuto sull’argomento esponendo una riflessione profonda e, a tratti, filosofica, sulle difficoltà della comunicazione in tutti questi mesi, sugli aspetti e sull’impostazione della stessa definendola ecosistemica, rivelatasi, poi, quasi distorta e complessa, addirittura, a tratti dubbiosa e falsa. Don Paolo Buttiglieri ha, poi, concluso il suo intervento in maniera sintetica e, al contempo, profonda: “Abbiamo assistito alla Babele dei linguaggi con tante modalità e tante notizie. Una comunicazione che si è rivelata, successivamente, come un’architettura impazzita”. Obiettivi e linguaggio, modalità e stesura, approcci e destinatari in Lettere Aperte in un Paese Chiuso, di Vittorio Sammarco, docente della Facoltà di Scienze della Comunicazione Sociale dell’Università Pontificia di Roma. È, quindi, continuato così l’incontro di formazione che ha coinvolto, ancora una volta, giornalisti da ogni regione d’Italia.
Il prof. Sammarco ha raccolto e analizzato 147 lettere in due mesi analizzando ogni aspetto, economico annesso, dei destinatari ‘speciali’ di ogni articolo. Donatella Trotta, giornalista e vicepresidente nazionale UCSI, col suo contributo, si è soffermata sull’aspetto pedagogico ed educativo della comunicazione sui giovanissimi e giovani. Un aspetto importantissimo, ma spesso non considerato così come dovrebbe. E le tragiche notizie di cronaca nera degli ultimissimi giorni ne sono dimostrazione lampante. Occorre stare attenti, perché stiamo vivendo un periodo complesso e, soprattutto, nel nostro Sud, occorre tutelare il diritto di educare, di educare bene. Guido Mocellin, giornalista e autore della rubrica WikiChiesa di Avvenire, entra subito nel suo tema ovvero ciò che succede nell’ambiente digitale vissuto attraverso i suoi occhi. A concludere il pomeriggio formativo, l’intervento di Mario Agostino, giornalista consulente di strategie di comunicazione, addetto stampa, web editor e social media manager, consigliere regionale UCSI Sicilia. Giovani in tempi di pandemia che si sono resi utili, giovani che si sono, obbligatoriamente, reinventati. “L’hashtag utilizzato nelnostro progetto è #ripensiamoci e rappresenta la necessità urgente e irreversibile. Azioni miratepiuttosto che retoriche”. Agostino prosegue, con un’esposizione chiara e dettagliata sulle peculiarità della comunicazione via smartphone, piuttosto che cartacea. Oggi, il pubblico digitale (e solo in un secondo momento sociale) punta a cento rispetto a quello cartaceo che punta a zero. Con la pandemia abbiamo subito un cambiamento epocale in questa direzione. Occorre capire e lavorare nella direzione in cui, oggi, l’utente è interessato. Il webinar si è concluso con un lungo e interessante dibattito che ha coinvolto tutti i partecipanti.