La Quaresima è il tempo per l’incontro

Oggi, 17 febbraio 2021, abbiamo cominciato il tempo di Quaresima. Questo periodo prima della Pasqua ci fa sempre fare la domanda essenziale: Perché la quaresima? C’è bisogno di avere questo periodo di preparazione per la celebrazione del mistero pasquale della passione, morte e risurrezione di Gesù? La ripetizione, a volte faticosa, dei tempi liturgici ci dà un grandissimo stimolo per entrare nel mistero della nostra vita stessa alla luce del mistero della vita di Gesù Nostro Signore. Che cos’è il punto basilare della nostra fede? Certo non il benessere! Neanche la fama! E, in modo particolare, l’accademicità! La risposta per questo bisogno essenziale, che ha le sue vere origini nel bisogno divino, è l’incontro. Nella sua bellissima enciclica che parla sulla fraternità e l’amicizia sociale, Fratelli Tutti, papa Francesco scrive: “L’isolamento e la chiusura in se stessi o nei propri interessi non sono mai la via per ridare speranza e operare un rinnovamento, ma è la vicinanza, è la cultura dell’incontro. L’isolamento, no; vicinanza, sì. Cultura dello scontro, no; cultura dell’incontro, sì” (no. 30). E questo è il favoloso annuncio della Pasqua: l’incontro di Dio con noi uomini! Sappiamo che questo incontro venne abusato da noi uomini in un modo incredibile.

Basta leggere quello che Isaia descrive sul servo sofferente di Yahweh nel capitolo 53 quando questo profeta dice:Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima” (Is 53,3). In Gesù Cristo, Dio sapeva benissimo il nostro errato modo di rispondere al suo amorevole incontro, ma nonostante ciò continuava e continua anche oggi a comportarsi con un grandissimo amore verso di noi. Ci dice Isaia: “Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti… Dopo il suo intimo tormento, vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità. Perciò, io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori” (Is 53:4-5. 11-12).

È quando s’incontra Dio che veramente si ritorna al digiuno, alla preghiera e all’elemosina. Chi incontra Dio nella sua parola cresce nell’intelligenza del cuore. Dice il santo padre: “Questa Verità non è una costruzione dell’intelletto, riservata a poche menti elette, superiori o distinte, ma è un messaggio che riceviamo e possiamo comprendere grazie all’intelligenza del cuore, aperto alla grandezza di Dio che ci ama prima che noi stessi ne prendiamo coscienza (no. 1). Questa è, in stessa, una speranza che ci conduce nel raccoglimento e nella preghiera silenziosa (no. 2). Questi ultimi fanno germogliare la speranza [che] ci viene donata come ispirazione e luce interiore, che illumina sfide e scelte della nostra missione (no. 2). Infine, l’incontro con la preghiera ci guida verso la carità, cioè quella carità che viene vissuta sulle orme di Cristo, nell’attenzione e nella compassione verso ciascuno (no. 3). Essa è, sicuramente, la più alta espressione della nostra fede e della nostra speranza (no. 3). La carità è l’espressione più alta dell’amore perché essa si rallegra nel veder crescere l’altro. Ecco perché soffre quando l’altro si trova nell’angoscia: solo, malato, senzatetto, disprezzato, nel bisogno… La carità è lo slancio del cuore che ci fa uscire da noi stessi e che genera il vincolo della condivisione e della comunione (no. 3). Vivere la Quaresima in questo modo significa, sicuramente, ridare la speranza e operare un rinnovamento. La vicinanza dell’incontro ci fa umani e spirituali perché accentua in noi la figliolanza divina che tutti noi abbiamo ricevuto”.

di Fra Mario Attard