Don Rua – il primo successore di don Bosco, a cui è stata intitolata la scalinata al Rione Boccetta, a Messina, per aver aperto, ivi, la prima Casa Salesiana e per aver messo a disposizione degli orfani del catastrofico terremoto del 28 dicembre del 1908 gli istituti salesiani d’Italia – è stato il ‘Padre Spirituale’, dopo don Bosco, quindi, il continuatore di don Orione che frequentò, per tre anni, l’Oratorio salesiano di Valdocco, dove si “respirava l’aria di Dio”. Questi tre anni – al dire di don Orione – furono suggellati dalle ultime parole che gli disse don Bosco: “Noi saremo sempre amici”. Queste parole – al dire, ancora, di don Orione – dette dal grande santo (a lui, ancora sedicenne) prima di morire, non le ha mai dimenticate durante tutta la sua vita e sono rimaste scolpite nel suo cuore. Don Rua – dicevo – è stato il continuatore di don Bosco. ‘L’amicizia continuata’ che don Orione considerò una grande grazia, come un prolungamento della sua figliolanza spirituale con don Bosco, stabilì una relazione inscindibile e una vicendevole grande stima. Don Orione considerava don Rua un santo e, dopo la sua morte, trovandosi nella nostra città, nominato vicario generale dal papa san Pio X, vide don Rua mentre camminava sul viale San Martino. “Egli – diceva Don Orione – mi ha confortato da vivo e da morto”. Don Orione – si legge in una biografia del medesimo – uscito dall’Arcivescovado di Messina, in pieno giorno, mentre camminava sul viale San Martino, vide don Rua avanti a sé che camminava spedito, vestito di cotta. Così, lui lo raccontava. “Tornavo dalla Curia arcivescovile, affranto e disfatto dalle fatiche e dai dispiaceri, non ne potevo più. Ad un tratto, vedo un prete in cotta: e chi sarà mai? Che andava facendo? Mi avvicinai affrettando il passo e quando gli sono accanto… Oh! È don Rua! Gli parlai! Mi guardò, mi confortò, mi disse di continuare… e disparve. Fu tanto efficace che… continuai”.
di Alfonso Saya