La sua presenza sul soglio di Pietro ha suscitato ‘immense primavere ed entusiasmi’, è stata una Presenza profonda, planetaria, incentrata su Cristo. Memorabili il saluto tradizionale “Sia lodato Gesù Cristo” e il suo grido rivolto a tutto il mondo al suo primo apparire sulla loggia di piazza San Pietro “Aprite, spalancate le porte a Cristo, non abbiate paura!”. Solo in Cristo ha riconosciuto il senso storico e sociale dell’uomo che s’invera in Cristo e che è la sua reale motivazione e salvezza (cfr. Enc. Redemptor Hominis). “Vi è – afferma il Testori – una caratteristica, un colore innamorato e fiammante di sangue versato che segna il Pontificato di Giovanni Paolo II. In Lui, la parola non era separabile dall’azione, la Verità si è fatta esperienza reale, ossa, anima, intelletto, cuore; si è fatta esperienza nel Segno Eterno della Croce, del Martirio. Il segno della croce non è stato, quindi, un vocabolo, ma una parola-realtà, una parola-carne e l’ha portata tutta intera giorno per giorno sulle spalle e si è fatto, in essa, inchiodare e morire”.
Giovanni Paolo II ha dato una prova tangibile, un luminoso esempio ai cristiani che commettono il peccato più grave che è quello opposto alla Passione (scritta con la ‘P’ maiuscola) che è il peccato della passione (scritta con la “p” minuscola) che è la ricerca frenetica del piacere, del sesso sfrenato, della droga dell’edonismo. È un peccato di omissione, che è quello di scindere la Parola dalla vita, di essere, quindi, dei cristiani incoerenti che non praticano e non vivono il Vangelo. Il grande papa ha subito l’attentato, ha sofferto lo strazio della carne; il dolore, la lunga malattia… è stato un’Icona del Crocifisso. La parola, in Lui, si è fatta vita pregata, vita voluta, vita amata, ma anche morte accettata con amore e per amore. Meritava, dunque, questo grande papa ascendere alla Gloria degli Altari. La voce del popolo: “Santo subito!” è stata, veramente, la Voce di Dio.
di Alfonso Saya