“Per un piatto di linguine ai datteri si distrugge un quadrato di fondale di 33 cm per lato, un gesto criminale che danneggia l’ambiente e mina la salute dei consumatori, perché immette sul mercato prodotti ittici non tracciati”. Lo afferma all’ANSA Fedagripesca-Confcooperative, nel commentare misure cautelari circa l’accusa di devastazione ambientale attuata per estrarre datteri dalle rocce del Porto di Napoli e anche dei Faraglioni di Capri. Il Dattero di Mare, ricorda l’associazione, è un mollusco bivalve proprio come la cozza, ma mentre queste vedono un rapido sviluppo, la crescita dei datteri di mare è molto lenta. Basti pensare che per raggiungere 5 cm di lunghezza impiegano da 15 a 35 anni. La pesca dei datteri di mare, ricorda Fedagripesca, è vietata in diversi paesi, tra cui l’Italia appunto dal 1998, perché l’estrazione richiede lo smantellamento delle rocce in cui crescono, una pratica che può portare alla diversificazione della costa e alla distruzione, purtroppo, di interi habitat. “Bisogna formare consumatori sempre più consapevoli e rispettosi delle regole – ammonisce Fedagripesca –, solo così si potrà fermare il mercato nero dei prodotti che non si possono mangiare. Al ristorante come a casa, meglio uno spaghetto alle cozze, buono non solo per il palato, ma anche per l’ambiente”. (ANSA)
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