Il corso sulla piccola chirurgia è particolarmente importante in questo momento di pandemia perché riduce gli accessi nei Pronto Soccorso e rende le attività di piccola chirurgia, in ambito non chirurgico, patrimonio di tutti i colleghi. Con questa formazione di secondo livello, sopperiamo anche alle competenze che, non necessariamente, si acquisiscono nei corsi di laurea, fornendo anche una serie di indicazioni pratiche e permettendo un aggiornamento con strumenti più innovativi anche per chi ha conseguito il titolo diversi anni fa. Così, Cristina Patrizi, segretario dell’Ordine dei Medici di Roma, spiega il corso Fad Ecm ‘Piccola Chirurgia in Ambiente non Chirurgico’, gratuito e rivolto a tutti i medici iscritti all’OMCeO Roma. Il corso è realizzato nell’ambito del progetto Unitelma Sapienza-OMCeO, realizzato sulla piattaforma School of Health di Sapienza. “Con questo corso, si impara a intervenire su piccole ferite – spiega Patrizi –, suture che non coinvolgono gli strati profondi e l’apparato muscolare, completando, così, quelle attività che trovano poca risposta sul territorio anche per mancanza di strumentazione o poca dimestichezza con le corrette procedure di sterilità. Le attività di piccola chirurgia riguardano situazioni molto comuni ed evitare l’accesso nei Pronto Soccorso, in questo momento storico, è molto importante.
Così, come molto comuni sono le situazioni che necessitano di trattamento quali le lesioni croniche da decubito, si parla, a tal proposito, di trattamenti e medicazioni avanzate che, di norma, vengono effettuati dai medici dei centri di assistenza domiciliare, con questa formazione questi interventi possono essere correttamente individuati e prescritti anche dai medici di famiglia presso il domicilio dei pazienti che non sono in grado di deambulare. Il corso consente, quindi, di aggiornare una competenza sulle lesioni vascolari e cutanee complesse, gravi o meno gravi, che necessitano di trattamenti diversi. Vengono, quindi, approfondite le tecniche di intervento, come si prepara un campetto sterile, quali elementi utili per la disinfezione chirurgica. “Da medico del territorio – racconta Patrizi –, posso dire che sono situazioni in cui tutti i medici di medicina generale possono essere coinvolti, quindi, questa può essere un’occasione per acquisire o approfondire tali aspetti che si configurano come ‘prestazioni di particolare impegno professionale’, contrattualmente definite, in quanto non obbligatorie, ma facoltative proprio perché richiedono competenze e strumentazione particolare. Il primo passo per la pratica medica clinica, oltre il sapere, è il saper fare, che deve essere competente e sempre ispirato a prudenza e diligenza”.
Questa è un’occasione per acquisire anche queste competenze. A questo Fad Ecm, si aggiunge anche il corso sulla terapia anticoagulante che, come riferisce il segretario dell’OMCeO Roma, riguarda una patologia molto frequente: la fibrillazione atriale non valvolare. É una formazione basata su una terapia relativamente nuova con farmaci che prevengono l’ictus o l’embolia arteriosa periferica dagli esiti invalidanti. I soggetti possono essere trattati con questa nuova classe di farmaci, i quali fino a giugno scorso richiedevano una prescrizione da parte degli specialisti e un piano terapeutico. Da ottobre 2020, l’AIFA ha previsto che anche il medico di medicina generale potrà prescrivere questi farmaci seguendo una serie di indicazioni molto specifiche ed effettuando una valutazione del rischio di tromboembolia con particolari ‘score’, ossia punteggi per classificare la possibilità dell’evento tromboembolico. Il corso, quindi, affronta anche gli aspetti di prescrivibilità che necessitano di attenzione clinica, farmacologica e di follow-up del paziente. “La funzione del corso è segnatamente innovativa perché consente anche al medico di intervenire sulla terapia del paziente. Spesso, si crede che le attività del medico di famiglia siano semplici, ma questo caso dimostra quanto la medicina possa essere personalizzata e, quindi, più prossima al governo clinico complessivo del paziente adattando la terapia al quadro clinico-patologico della persona”, chiosa Patrizi.