A scatenare la curiosità innata, è la ‘zona incerta’ del cervello, chiamata così perché, quando fu individuata, si sapeva ancora molto poco sui neuroni che la costituivano e che, oggi, i neurobiologi ritengono giochino un ruolo importante nei comportamenti legati alla fame, al sonno e alla paura. È quanto emerge dallo studio pubblicato sulla rivista Science e condotto sui topi dai ricercatori dell’Università americana Vanderbilt, tra i quali la neuroscienziata di origine italiana, Cody Siciliano. Formata da sostanza grigia, la cosiddetta zona incerta – spiegano gli esperti – è collegata a uno dei nuclei nervosi del talamo, tra le regioni più interne del cervello. “Sebbene la spinta motivazionale a indagare l’ignoto sia considerata connaturata agli esseri umani, come la fame e la sete, e un prerequisito evolutivo per l’apprendimento complesso – spiegano gli autori dello studio –, il meccanismo neurobiologico alla base della nostra curiosità e attrazione verso l’ignoto è ancora in gran parte sfuggente”. Ed è proprio questa curiosità ad avere spinto i neurobiologi a cercare di svelare questo meccanismo nervoso. Per farlo, hanno studiato come i topi interagivano con oggetti familiari e nuovi, osservandone l’attività cerebrale associata ai diversi comportamenti. Hanno, così, scoperto che a scatenare la curiosità non è l’aspettativa di una ricompensa e i relativi centri nervosi – come ipotizzato finora –, ma i neuroni della zona incerta del cervello, attraverso il neurotrasmettitore Gaba (acido γ-amminobutirrico). (ANSA)