C’era una volta… la Fiera Campionaria di Messina

Ogni generazione ha visto scomparire, spesso incredulamente e sotto i propri occhi, quelle che sono le tradizioni di una città, la mia per esempio, sempre più povera di figli e strutture storiche. Dopo ben 74 Edizioni, quella che è stata la Fiera più antica del vecchio continente, non si ripropone più ai cittadini messinesi. Colpe? Tante, anche di tanti, non ultimi di quegli amministratori ‘botteghinai’ che, negli ultimi anni, con la presunzione di essere ‘validi amministratori’, l’hanno resa, invece, un vero mercato rionale. La Fiera di Messina e i cittadini questo non lo meritavano. Lasciamo perdere le varie diatribe che hanno portato all’infausta chiusura. Tante sono state le pagine dei quotidiani che hanno evidenziato, negli anni, un lento e progressivo decadimento. Voglio ricordare, invece, quello che rappresentava – per i messinesi tutti – la Fiera di Messina, un punto d’incontro estivo, un riferimento per coloro che la sera erano soliti passeggiare per poi degustare il tanto desiderato ‘panino’, quello della fiera che, consumato passeggiando lungo i viali fieristici, assumeva un sapore tutto particolare e diverso. Ricordo che noi ragazzi eravamo sempre alla ricerca dell’entrata gratuita, quella di ‘straforo’, passando lungo la spiaggia o aiutandoci a vicenda per scavalcare da qualche punto ‘propizio’. Come non ricordare il film che veniva messo in onda dalla RAI nelle mattine del periodo della manifestazione agostana. Vedere un vecchio film era un momento di aggregazione per tutti noi giovani che assaporavamo quello che, spesso, la sera ci veniva negato, costretti ad andare a letto… dopo il Carosello. Ma quelli erano altri periodi, periodi che hanno lasciato il segno nei nostri cuori, ricordi che non scorderemo mai. Ed è così che la nostra città ha perso un’altra occasione! Si è fatto sì che la fiera diventasse un vecchio ‘carrozzone’ e che si mandasse in malora… per chissà quale scopo speculativo. Speranzosi – come sempre siamo stati – ancora ci aspettiamo che almeno una nuova conversione possa ritenersi valida per il futuro dei nostri figli e che presto i lavori di ristrutturazione (ancora in corso) diano una nuova luce a quello che era un simbolo per la nostra amata città.

di Rosario Lo Faro