Domenica 30 maggio celebriamo la solennità della Santissima Trinità. La Chiesa ci offre un ampio insegnamento su questo mistero fondamentale della nostra fede cristiana. Nel suo catechismo troviamo che: “I cristiani sono battezzati ‘nel nome’ – e non ‘nei nomi’ – del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo; infatti, non vi è che un solo Dio, il Padre onnipotente e il Figlio suo unigenito e lo Spirito Santo: la Santissima Trinità” (n. 233). Inoltre, il catechismo ci dice anche che: “La Trinità è un mistero della fede in senso stretto, uno dei ‘misteri nascosti in Dio, che non possono essere conosciuti se non sono divinamente rivelati’. Indubbiamente, Dio ha lasciato tracce del suo essere trinitario nell’opera della creazione e nella sua rivelazione lungo il corso dell’Antico Testamento. Ma l’intimità del suo Essere come Trinità Santa costituisce un mistero inaccessibile alla sola ragione, come pure alla fede d’Israele, prima dell’incarnazione del Figlio di Dio e dell’invio dello Spirito Santo”(n. 237). Durante la mia riflessione, il Signore mi ha fatto incontrare dei detti molto interessanti su questo “mistero inaccessibile alla sola ragione [umana]” (n. 237), come dice giustamente il catechismo. Sant’Agostino sottolinea la natura della Trinità quando dice: “Abbiamo l’Amante (il Padre), l’Amato (il Figlio), l’Amore (lo Spirito Santo)”.
Benvenuto Italo Castellani – l’arcivescovo emerito di Lucca – percorre la stessa strada di sant’Agostino quando afferma: “Dio Padre è la sorgente e la mèta della vita; Gesù Cristo è la strada per arrivare alla mèta; lo Spirito Santo è la forza per percorrere la strada e arrivare alla mèta”. Anche la poesia non ha taciuto di fronte allo splendore del mistero trinitario. Infatti, Dante Alighieri – nella Divina Commedia, esattamente nel Purgatorio – dichiara: “Matto è chi spera che nostra ragione / possa trascorrer la infinita via / che tiene una sustanza in tre Persone” (Purgatorio 3,34-36). Il testo religioso più diffuso dopo la Bibbia, l’Imitazione di Cristo, che secondo la rosa dei nomi si attribuisce al frate agostiniano Tommaso da Kempis, Jean Gerson e Giovanni Gersen, dice sulla Trinità: “Che ti giova il disputare degli alti misteri della Trinità, se poi, non essendo umile, tu dispiaci alla Trinità?”. Dio non è da solo, ma è essenzialmente comunità. Dice un autore anonimo: “Disputa medioevale. Diceva un musulmano: ‘Dio, per noi, è uno; come potrebbe avere un figlio?’. Rispose un cristiano: ‘Dio, per noi, è amore. Come potrebbe essere solo?’”. Se noi, come esseri umani, non possiamo vivere da soli figuriamoci Dio come può vivere da solo? Infine, in caso ci scordiamo che il mistero trinitario esiste c’è il numero telefonico a Dio. Dice un autore anonimo: Hanno assegnato un numero telefonico anche a Dio, il 6.163. Ossia: Sei uno, sei tre. Cominciamo, accompagniamo e finiamo la nostra giornata con il segno della croce nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo! Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.
di Fra Mario Attard