Grazie all’attenta descrizione del dott. Franz Riccobono – storico del territorio di riconosciuta fama –, di seguito, la storia centenaria del castello, sino al giorno in cui Antonino Trovato – sacerdote messinese – lo adibì, per fini sociali, atti al recupero di ragazzi orfani che, per le capacità umane del prete, ebbero la possibilità di condurre una normale vita, altrimenti, deviata dalle vicissitudini nelle quali si trovavano. Ancora oggi, il castello appare imponente, ma visibilmente nel degrado più assoluto. Si spera che si possa dare lustro a una delle più belle opere storiche della città di Messina. “Castiddazzu o Castellazzo, ingentilito poi in Castellaccio, è il toponimo della più antica struttura fortificata della città di Messina. Unanime è l’indicazione che gli storici locali dànno di Castellaccio quale fortezza primigenia, preistorica quando indicata come opera del mitico Orione o, più tardi, ellenistica quando si vuole sia stata costruita dai Mamertini. Più probabile è che si tratti di un fortilizio d’età bizantina visto che nel XVI secolo, quando il castello venne restaurato, fu denominato Castellaccio riferendosi ad un edificio che, a quel tempo, era già in rovina. Del resto, uno degli stemmi che nel corso del tempo ha rappresentato Messina era, in epoca medievale, costituito da uno scudo con tre torri, riferite alle maggiori fortezze cittadine: Castellammare, Matagrifone e, appunto, Castellaccio. Ignorata dalla gran parte dei messinesi, quest’antica fortificazione, se pur degradata, è del tutto integralmente conservata nel suo impianto essenziale, costituito da un quadrato ai cui angoli sono stati realizzati, nel ‘500, quattro, tra loro diversi, baluardi.
L’evidente irregolarità della struttura sembrerebbe confermare il fatto che questa non venne edificata nel ‘500, così come vediamo ex novo, ma piuttosto utilizzando, come del resto confermato dalla diversa tecnica edificatoria, dai differenti materiali impiegati e, comunque, della ricorrente mancanza di omogeneità nel pur essenziale impianto. Isolato, imponente, imprendibile per posizione naturale, all’apice di una collina dalle pareti precipiti, Castellaccio come, ahimè, tanti nostri monumenti, versa in condizioni di totale abbandono tant’è che, in accordo con la famiglia Trovato, la delegazione di Messina dell’Istituto Italiano dei Castelli, retta da Michaela Stagno Marullo, dopo una preliminare messa in sicurezza e parziale bonifica, ne propone la visita in occasione della ‘Giornata Nazionale dei Castelli’. Dall’Archivio di Stato di Vienna, provengono preziosi documenti relativi al nostro Castellaccio, in particolare una sua planimetria dettagliata e il disegno del fronte interno occidentale con, in sezione ed elevato, imponenti strutture oggi perdute, tra cui l’elegante facciata neoclassica della Cappella con affiancati edifici a tre piani. L’Istituto Italiano dei Castelli auspica che, in sinergia con quanti hanno a cuore il nostro patrimonio monumentale, si possa procedere alla progressiva bonifica di Castellaccio, emblematico esempio del destino delle architetture fortificate messinesi”.
Franz Riccobono – storico del territorio