Lunedì 21 giugno, alla chiesa cappuccina della Santissima Croce, a Floriana, noi frati cappuccini maltesi ci siamo radunati insieme con il nostro carissimo confratello fra Mark Scicluna OFM Cap per rendere grazie a Dio per il dono del sacerdozio ministeriale che egli ha amorevolmente e misericordiamente dato a lui e a noi. Mi è piaciuta la bellissima omelia che lo Spirito Santo ha messo sulla bocca di fra Mark da predicare. Il vangelo della giornata era il seguente: “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: ‘Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello’” (Mt 7:1-5). Come un bravo e umile sacerdote che sta imparando ad avere su di lui ‘l’odore delle pecore’ – come insegna benissimo papa Francesco a noi sacerdoti – fra Mark ha detto una cosa importantissima nella sua breve e pratica omelia: “Non giudichiamo nessuno! Persino noi stessi”. E questo significa anche “Non controllare nessuno!”. Perché giudicare significa ‘Fissare’ gli occhi dell’amore verso i fratelli e questo, certamente, non va bene! Perché noi siamo chiamati a ‘Guardare’ sempre le infinite forme della stessa immagine di Dio nelle persone con cui viviamo, lavoriamo e incontriamo. La medesima cosa dobbiamo farla anche in noi stessi. Dunque, il ‘guardare’ è sempre un’attività dinamica, formativa, e dà una crescita gioiosa e fruttuosa verso il bene comune. Il ‘guardare’ ci converte perché ci invita dolcemente, ma insistentemente, a lasciare la nostra volontà egoista e perversa per entrare nella volontà di Dio nell’amare veramente il prossimo e, come risultato, anche noi stessi.
Fra Mark mi ha fatto ricordare un commento assai bellissimo che papa Francesco fece nel suo discorso del 18 aprile 2021 prima della Regina Caeli in piazza San Pietro. Diceva il pontefice argentino: “Guardate le mie mani e i miei piedi”, dice Gesù. Guardare non è solo vedere, è di più, comporta anche l’intenzione, la volontà. Per questo è uno dei verbi dell’amore. La mamma e il papà guardano il loro bambino, gli innamorati si guardano a vicenda; il bravo medico guarda il paziente con attenzione… Guardare è un primo passo contro l’indifferenza, contro la tentazione di girare la faccia da un’altra parte, davanti alle difficoltà e alle sofferenze degli altri. Guardare. Io vedo o guardo Gesù? Carissimo fra Mark, prego per te che tu possa sempre guardare e andare a vedere Gesù in noi, tuoi frati confratelli cappuccini e anche in tutte quelle persone che il Signore ti farà incontrare. Così facendo, sarai un altro Gesù che ama, guarisce e protegge con volontà e attenzione, specialmente in quei momenti in cui tu stesso avrai bisogno di essere amato, guarito e protetto. A te, dedico queste parole d’oro che papa Francesco ha rivolto nel suo discorso ai vescovi partecipanti al seminario organizzato dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il 20 settembre 2014: “La Chiesa ha bisogno di pastori, cioè servitori, di vescovi che sappiano mettersi in ginocchio davanti agli altri per lavare loro i piedi. Pastori vicini alla gente, padri e fratelli miti, pazienti e misericordiosi; che amano la povertà, sia come libertà per il Signore sia come semplicità e austerità di vita”. Prego affinché questa possa essere la tua vera carta d’identità sacerdotale e cappuccina! Ad multos Annos, carissimo confratello fra Mark!
di Fra Mario Attard