Se siete alla ricerca della felicità, ma non sapete da dove iniziare, potete prendere in considerazione l’idea di inabissarvi nel romanzo di Fabio Genovesi alla ricerca del leggendario Calamaro Gigante. Nella migliore delle ipotesi non lo incontrerete mai, ma se siete fortunati vi perderete al punto giusto da imbattervi nel vostro vero io e inizierete a galleggiare rilassati nel mare della vita. Non quella vita fatta di aspirazioni, doveri, calcoli e aspettative altrui, ma l’altra vita, quella più autentica che vi sorprende e meraviglia con l’imprevedibilità del suo corso inaspettato. Può accadere che se vi lascerete andare al punto giusto, vi scoprirete strani e felici, malgrado gli altri, malgrado quella Storia con la ‘S’ maiuscola che non rende merito all’infinità di storie che dentro vi galleggiano, fluttuano, brillando per la loro eccezionale normalità. Se non volete perdervi “l’immenso intorno che c’è”, allora è il caso di fare affiorare tra le onde quel calamaro/sogno gigante che ai più appare impossibile, ma voi lo vedete e sapete che è sempre lì, pronto a fare capolino tra la spuma che arriccia le onde. L’unico accorgimento da seguire – avverte Genovesi – bandire dal vostro vocabolario la parola “ormai, che serve solo a non partire, non fare, non provare mai a cambiare le cose intorno a noi”.
Le storie di cui scrive Fabio Genovesi sono le storie di uomini e donne che hanno scelto di vivere controcorrente. Sono le straordinarie storie di don Francesco Negri che, nel ‘600, ha sfidato tutti e si è messo in viaggio verso la Lapponia; del vescovo Erik Pontoppidan che ha descritto il kraken abbandonandosi al piacere del racconto, malgrado il razionalismo settecentesco; poi c’è Mary Anning l’unica che la sua storia non l’ha potuta scrivere perché la comunità scientifica e accademica nell’800 non consentiva alle donne di partecipare ai congressi, eppure la sua passione sconfinata l’ha portata a studiare infaticabilmente i fossili ed a scoprire specie sino ad allora sconosciute; infine, Pierre Denys de Montfort che ha rinunciato a una promettente carriera universitaria per seguire le tracce del Kraken.
Personaggi definiti ‘strani’ semplicemente perché avevano il coraggio di essere se stessi e seguire i propri interessi e passioni, senza identificarsi con la morale comune. Le storie di cui scrive Genovesi non sono necessariamente quelle di uomini illustri, ma sono quelle che si compiono ogni giorno davanti a noi e bisogna saperle raccontare e ascoltare. Sono le storie di Luciano di Pontedera che intratteneva gli amici al bar con i suoi improbabili racconti e quelli di nonna Giuseppina che continuava a parlare con suo marito oltre la morte e che insegnava al nipote a guardare il cielo stellato la notte. Sono le storie di tutti noi, “il nostro ricordo nel cuore degli altri”, ciò che rimarrà quando non ci saremo più. Fabio Genovesi scrive con un occhio sull’umanità e un occhio sul mondo che stupisce e di cui dobbiamo avere cura, non siamo divinità ma parte del tutto, quindi “non esiste un posto solo nostro, né un altrove che non ci riguarda”. Con grande sensibilità e attenzione, l’autore lascia posto alla riflessione sui pericoli ambientali che corrompono la bellezza del mare e della natura, fa appello al senso di responsabilità degli uomini, certo che “il senso del nostro viaggio del mondo” va ricercato nell’amore per i figli degli altri a cui abbiamo il dovere di lasciare un mondo migliore.
di Tiziana Santoro