Le sorelle Pilliu, eroine antimafia raccontate da Pif

Pif, conduttore, regista e autore è stato a Padova, in occasione del Cicap Fest, per raccontare una vicenda tutta italiana che, purtroppo, vede protagonista la Sicilia e la mafia. L’occasione è servita anche per firmare le copie di ‘Io posso. Due donne sole contro la mafia’ (Feltrinelli), scritto insieme a Marco Lillo, testo che sintetizza l’amara vicenda. Il ricavato delle vendite contribuirà a pagare i 23mila euro di tasse che le protagoniste, le sorelle Maria Rosa e Savina Pilliu, devono all’Agenzia delle Entrate per un risarcimento mai ottenuto legato alla vicenda durata oltre trent’anni, iniziata quando un costruttore colluso con la mafia ha messo gli occhi sulla loro casa, per costruire al suo posto un palazzo abusivo. Siamo a Palermo e sono gli anni ‘80, la criminalità organizzata domina in vari settori, soprattutto il business edilizio fatto di concessioni edilizie ottenute a suon di mazzette. Gli occhi dei clan sono su un’area ben specifica di Palermo, quella della Favorita in cui sorgono le casette di Maria Rosa e Savina Pilliu, due sorelle di origine sarda, trapiantate a Palermo da anni, che rifiutano varie ‘proposte’ di acquisto utili a favorire l’abbattimento delle case e la costruzione di un palazzo a tutti gli effetti abusivo. Non tardano ad arrivare numerose pressioni, sotto forma di minacce di vario genere, ma le due donne non cedono. Non sono i bidoni di calce, le corone di fiori o una bombola di gas a mettere in crisi l’integrità e la voglia di giustizia delle sorelle. Il costruttore acquista tutto intorno a loro, il loro immobile è pesantemente danneggiato, ma loro non cedono. Anzi, vanno oltre. Si rivolgono a un avvocato, sporgono numerosissime denunce, ma non trovano alcuna soluzione al paradossale caso.

Addirittura, nel 1992, raccontano la loro storia anche al giudice Paolo Borsellino che le incontra quattro volte nelle settimane prima della strage di via D’Amelio. La corruzione delle persone giuste nei posti giusti non ferma il piano criminale del costruttore che, con un mutuo di oltre 10miliardi di lire, inizia a costruire il palazzo, seppure con una concessione edilizia irregolare. Nei nuovi appartamenti di fronte alle case delle Pilliu, abiteranno persone normali e mafiosi come Giovanni Brusca, che trascorre qui parte della sua latitanza. Quando finalmente nel 2008 il costruttore viene condannato, dopo un lungo iter giudiziario, anche per concorso esterno in associazione mafiosa, la storia di resistenza civile delle due donne sembra trovare il giusto epilogo e ottengono 218mila euro per i danni morali. Il risarcimento, però, non è mai stato pagato alle Pilliu dall’imprenditore perché lo Stato gli ha sequestrato tutti i beni, ma lo stesso Stato (che non le ha riconosciute vittime di mafia con una decisione del Ministero dell’Interno) ha preteso dalle sorelle le tasse del 3 per cento sul risarcimento mai incassato. I due autori hanno devoluto i diritti del libro ‘Io posso’ per aiutare le sorelle Pilliu a pagare la beffarda cartella esattoriale di 22mila e 840euro notificata dall’Agenzia delle Entrate, ma l’obiettivo più ambizioso, che potrebbe davvero cambiare il finale di questa storia, è ricostruire le due casette di piazza Leoni danneggiate dal costruttore mentre edificava il suo palazzo abusivo che si erge sul vialone che porta alla stadio. Per scrivere insieme un lieto fine a questa storia non resta che acquistare ‘Io posso’.

di Sergio Lanfranchi