Buona festa mio grande amico! Il sedici novembre si è celebrata la tua festa. Ma sai che si è celebrata la causa per cui tu hai dato la tua vita? Cioè l’amore che guarisce? Ma da che cosa, o Giuseppino mio, ci guarisce l’amore? Fondamentalmente, ci guarisce da noi stessi! Ci guarisce dalle menzogne che noi crediamo, coccoliamo e confidiamo. Non è vero che i potenti regnano sulla terra. Neanche quelli che sono schiavi della malavita. O quelli che dispensano onori al loro orgoglio personale che li porta in rovina. Il mondo è gravemente ferito da quelli che, con la scusa della spiritualità, cercano di costruire il loro maledetto impero del carrierismo e per il culto personale. Ma tu, carissimo Giuseppino, ci mostri un nuovo e totale modo di essere. Infatti, tu ci aiuti a capire che il vero amore sta nel mettere gli altri prima di noi stessi. La tua bellissima testimonianza di una vita data ai poveri è una perfetta icona di quello che ha detto Gesù nel vangelo di Marco: “Poiché anche il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti” (Mar 10:45). Meditando sulla tua straordinaria personalità e spiritualità, mi vengono naturali le parole toccanti che disse di te il santo pontefice polacco, san Giovanni Paolo II, esattamente quando ti canonizzò nella domenica del 25 ottobre del 1987, in Vaticano: “Per indole e vocazione, il Moscati fu, innanzitutto e soprattutto, il medico che cura: il rispondere alle necessità degli uomini e alle loro sofferenze, fu per lui un bisogno imperioso e imprescindibile. Il dolore di chi è malato giungeva a lui come il grido di un fratello a cui un altro fratello, il medico, doveva accorrere con l’ardore dell’amore. Il movente della sua attività come medico non fu, dunque, il solo dovere professionale, ma la consapevolezza di essere stato posto da Dio nel mondo per operare secondo i suoi piani, per apportare quindi, con amore, il sollievo che la scienza medica offre nel lenire il dolore e ridare la salute”.
Leggendo questa profonda riflessione non posso non unirmi a quello che spesso dicevi ai tuoi studenti di medicina: “Ricordatevi che con la medicina vi siete assunti la responsabilità di una sublime missione. Perseverate, con Dio nel cuore, con gli insegnamenti di vostro padre e di vostra madre sempre nella memoria, con amore e pietà per i derelitti, con fede e con entusiasmo, sordo alle lodi e alle critiche, tetragono all’invidia, disposto solo al bene”. Concedimi, per favore, di dirti una cosa in dialetto napoletano: “Grazie e’ core, Giuseppino e prega e veglia sempe ppe noi e, sopratutto, ppe me. Aiutami a continuare a svolgere chesta missione cogli ammalati ro’ Centro Oncologico Sir Anthony Mamo comm te, fino o’ mie urdemo respiro. Affare fatto! Okay? Amen!”.In italiano: “Grazie di cuore Giuseppino e prega e veglia sempre per noi e, soprattutto, per me. Aiutami a continuare a svolgere questa missione con gli ammalati del Centro Oncologico Sir Anthony Mamo come te, fino al mio ultimo respiro. Affare fatto! Okay? Amen!”. Amabilissimo Gesù, che ti degnasti di venire sulla terra per curare la salute spirituale e corporale degli uomini, e fosti tanto largo di grazie per san Giuseppe Moscati, facendolo un medico secondo il tuo cuore, insigne nella sua arte e zelante nell’amore apostolico e santificandolo nella tua imitazione con l’esercizio di questa duplice, amorevole carità verso il prossimo, ardentemente ti prego di voler glorificare in terra, il tuo servo nella gloria dei santi, concedendomi la grazia… che ti chiedo, se è per la tua maggior gloria e per il bene delle anime nostre. Così sia. Pater, Ave, Gloria!
di Fra Mario Attard