Fare turismo, molte volte consente di abbinare allo svago e al diporto anche momenti e gesti di significato storico-patriottico. È, così, che in una calda mattina di settembre sbarchiamo a Messina, dove la nostra crociera fa tappa per alcune ore. Quando mia moglie Mirella, mesi fa, mi ha proposto questa crociera, mi è subito sovvenuto del bellissimo monumento posto sul lungomare della cittadina dello Stretto e dedicato agli eroici Artiglieri da montagna caduti nella giornata fatale di Adua il 1 marzo 1896: appartenevano alle ‘Batterie Siciliane’, così denominate in quanto tratti dal personale del 22° Rgt. Artiglieria che proprio a Messina aveva la sua sede. Non è questa la sede per raccontare tutta la vicenda: basti scrivere che, attaccati da soverchianti orde abissine, caddero praticamente tutti sui pezzi, dopo aver esaurito le munizioni e aver difeso i cannoni all’arma bianca. Da notare che i cannoni in questione, che non erano andati distrutti nel combattimento, erano stati portati dall’imperatore Menelik come trofeo di guerra nel ghebbì imperiale di Addis Abeba da dove erano stati recuperati nel maggio del 1936, quando l’entrata delle truppe italiane nella capitale etiope aveva sancito la conquista dell’impero.
Ad accoglierci, il capogruppo Alpini di Messina, Giuseppe Minissale, con Luciano Di Nuzzo (conosciuto scherzosamente come ‘Capogruppo emerito’), Michele Liddo e Domenico Interdonato, la cui attività giornalistica e di carattere storico-culturale è ben nota da queste parti. Abbracci calorosi e presentazioni reciproche: ci scambiamo i rispettivi guidoncini dei gruppi. Certo, può apparire strano ai profani che esistano due gruppi come i nostri: Gruppo di Messina (“Ma ci sono gli alpini pure in Sicilia?!?” – “SÌ!!”) …. e Gruppo Fiume d’Italia (“Ma Fiume è ancora in Italia???” – “Ebbene per il sottoscritto e i suoi Alpini… SÌ!!”). Col cellulare, ormai, si può far di tutto, tranne forse aprire le scatolette di conserva (ma ci arriveremo, state tranquilli!) e, così, sulle note de ‘L’inno del Piave’ e del ‘Silenzio’, che ho registrato sullo smartphone, rendiamo gli onori a questi nostri ‘Veci’.
Dall’alto, uno degli artiglieri di bronzo raffigurato nel monumento guardandoci sembra perdere l’espressione drammatica e bellicosa e sembra accennare un sorriso…. Chi si ricorda ormai di loro e del loro sacrificio al di fuori di Messina?? Quando vedo le foto mi rammarico di non aver potuto portare il mio cappello da alpino per motivi di ingombro del bagaglio (si sarebbe quasi sicuramente rovinato) e così ho dovuto rimediare con la ‘stupida’ recante il logo dell’ANA. Giuseppe ci guida poi a visitare il monumento ai caduti e agli infoibati messinesi scomparsi nelle nostre terre istriane, fiumane e dalmate: è una cortesia che apprezziamo molto, perché è la testimonianza che per qualcuno l’Italia è ancora oggi una sola, dal Quarnaro alla Sicilia, e che siamo davvero fratelli riuniti in un’unica stirpe. Ci salutiamo con l’augurio di rivederci alla prossima cerimonia commemorativa della battaglia il 1 marzo prossimo. La sera ripartiamo e il giorno dopo, in un mattino assolato, sbarchiamo a Malta. Anche lì, come capogruppo del gruppo alpini Fiume ho qualcuno da visitare e ricordare.
La storia di Carmelo Borg-Pisani è presto raccontata. Irredentista maltese, profondamente convinto dell’italianità di Malta, subito prima dello scoppio della seconda guerra mondiale riparò in Italia, che lui considerava la sua vera Patria. In quel periodo, Malta languiva sotto il duro tallone dell’occupazione inglese che dalla metà degli anni ‘30 faceva ogni sforzo per sradicare l’italianità di quella terra. Arruolatosi volontario nel Regio Esercito nonostante la grave miopia che lo affliggeva, combatté in Albania. Rimpatriato e assegnato a una batteria costiera in Liguria, nel 1942, fu contattato dai servizi segreti italiani per una missione rischiosissima. Accettò, entusiasticamente. Doveva venire sbarcato da un sommergibile italiano sulla costa maltese e trasmettere informazioni militari sugli appostamenti difensivi dell’isola in vista dello sbarco italiano previsto per il maggio-giugno 1942. Purtroppo, la missione, male concepita e attuata con notevole superficialità e faciloneria, fallì. Sbarcato su un tratto di costa impervio, fu catturato dagli inglesi e riconosciuto da un medico militare britannico che lo denunciò. Arrestato, fu segregato per mesi nel carcere di Corradino a La Valletta. Gli inglesi speravano di farlo parlare con le minacce ma Borg-Pisani non rinnegò mai gli ideali per cui aveva lottato.
Visto inutile ogni tentativo, nel novembre di quell’anno fu impiccato per alto tradimento. Degno erede ed emulo di Battisti, Filzi e tanti altri eroi irredenti, prima di essere tradotto al patibolo scrisse con un chiodo, incidendola sulla trave della porta della sua cella, la frase ‘I servi e i vili non sono graditi al Signore’. Il suo cadavere fu gettato in una fossa anonima del cortile del carcere, accanto a quelle di malfattori e delinquenti comuni. Fu insignito ‘Motu proprio’ dal re Vittorio Emanuele III della medaglia d’Oro al Valor Militare. Negli anni ‘70, le sue spoglie furono riesumate e portate nell’ossario del cimitero dell’Addolorata di Paola (frazione della Capitale maltese). Nessun governo italiano ha mai chiesto di recuperare le sue spoglie. Scendiamo, dunque, dalla nave e la prima gradita sorpresa è che a Malta quasi tutto parlano un buon italiano. Chiediamo indicazioni per il cimitero, tutti sono gentili e qualcuno sorride sotto i baffi (che abbia intuito da chi vogliamo andare?). L’autobus ci scarica poco lontano dal cimitero, entriamo e chiediamo al custode dov’è l’ossario e dove possiamo deporre la piccola corona d’alloro con i colori italiani e maltesi intrecciati. Non ci sono problemi di nessun tipo e possiamo così deporre la nostra corona accompagnata, anche in questo caso, dall’Inno del Piave e dal Silenzio.
Alla fine, facciamo l’appello: ‘Medaglia d’oro al valor militare Carmelo Borg-Pisani… PRESENTE!!’. I rari presenti guardano incuriositi, senza dir nulla: alcuni dipingono nell’espressione del volto una compassionevole benevolenza. Torniamo in Città con l’autobus. Durante il viaggio, conosciamo due maltesi anziani e ci mettiamo a chiacchierare con loro. Ad un certo punto, con una certa cautela, arrivo al dunque e chiedo ad uno di loro: “Ma per voi maltesi chi era Carmelo Borg-Pisani?” Risposta: “Per noi maltesi, Borg-Pisani non era un eroe. Era un martire!”. Testuali parole. È ora di riprendere il lato turistico della giornata, con un piccolo groppo in gola che ci attanaglia per qualche minuto.
Franco Pizzini – Capogruppo del Gruppo Alpini Fiume d’Italia