Lavoratori precari, ex art.23, LSU, LPU e ASU – Merlino (DC): “In migliaia aspettano che gli enti versino loro i contributi previdenziali, è arrivato il momento che venga dato quanto dovuto a questi dipendenti”

È necessario riconoscere la contribuzione, non solo quella figurativa, per il servizio prestato da tutti quei lavoratori precari utilizzati in attività socialmente utili, ASU/LSU/LPU ed ex art.23 che hanno lavorato in enti pubblici e non hanno ricevuto il versamento dei rispettivi contributi”. A dirlo, Salvatore Merlino, candidato alle prossime elezioni regionali per la Democrazia Cristiana. “È veramente disdicevole e scandaloso – prosegue – quanto accaduto a molti dipendenti che, con impegno e abnegazione, hanno svolto il loro servizio nelle pubbliche amministrazioni e ora si trovano a dover elemosinare ogni giorno quanto sarebbe stato loro dovuto, senza ricevere alcuna risposta. Auspico che il problema di questi lavoratori si possa risolvere in tempi brevi e mi impegnerò, qualora fossi eletto, a trovare una soluzione interloquendo con la Regione, con lo Stato anche attraverso la conferenza Stato Regione e gli altri enti coinvolti, compreso l’INPS, affinché possano ottenere i loro diritti a tutt’oggi disconosciuti.

D’altronde, applicando l’orientamento della Suprema Corte, il Ministero ha già convenuto circa l’opportunità che sia l’incremento dell’assegno, sia la rivalutazione dello stesso si applichi anche ai lavori di pubblica utilità in quanto ‘lavori socialmente utili’ secondo la definizione fissata dal legislatore”.Ci sono, inoltre – conclude Merlino –, precise indicazioni in merito alla rivalutazione dell’assegno ASU e al riconoscimento della contribuzione figurativa, utile ai fini della pensioni – ma non per fini economici – per i lavoratori di pubblica utilità. Nei casi normali, lo Stato punisce chi non versa i contributi dovuti, con ammende, ma in questa circostanza il ‘lavoro in nero’ prestato presso l’ente pubblico non viene riconosciuto ai fini del versamento dei contributi, anzi l’Istituzione si gira dall’altra parte lasciando questi lavoratori, già precari, in un limbo non più accettabile”.