La grande Caterina

Sabato 29 aprile 2023, la Chiesa ha celebrato universalmente la Festa di Santa Caterina da Siena. Il contributo di questa santa senese, che visse tra il 25 marzo 1347 e il 29 aprile 1380, è stato immenso. Prima di tutto, questa umile donna fu una grande teologa e mistica. Nelle parole sagge di papa Benedetto, la teologia mistica di santa Caterina è concentrata sul cristocentrismo, ossia la centralità della persona di Cristo come vero Dio e vero uomo. Diceva papa Ratzinger durante la sua catechesi di mercoledì 24 novembre 2010, all’Aula Paolo VI in Vaticano: “In una visione che mai più si cancellò dal cuore e dalla mente di Caterina, la Madonna la presentò a Gesù che le donò uno splendido anello, dicendole: ‘Io, tuo Creatore e Salvatore, ti sposo nella fede, che conserverai sempre pura fino a quando celebrerai con me in cielo le tue nozze eterne’ (Raimondo da Capua, Santa Caterina da Siena, Legenda maior, n° 115, Siena 1998). Quell’anello rimase visibile solo a lei. In questo episodio straordinario, cogliamo il centro vitale della religiosità di Caterina e di ogni autentica spiritualità: il cristocentrismo. Cristo è per lei come lo sposo, con cui vi è un rapporto di intimità, di comunione e di fedeltà; è il bene amato sopra ogni altro bene. Questa unione profonda con il Signore è illustrata da un altro episodio della vita di questa insigne mistica: lo scambio del cuore. Secondo Raimondo da Capua, che trasmette le confidenze ricevute da Caterina, il Signore Gesù le apparve con in mano un cuore umano rosso splendente, le aprì il petto, ve lo introdusse e disse: “Carissima figliola, come l’altro giorno presi il tuo cuore che tu mi offrivi, ecco che ora ti dò il mio, e d’ora innanzi starà al posto che occupava il tuo” (ibid.). Caterina ha vissuto veramente le parole di san Paolo, “… non vivo io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20). È stato proprio questo cristocentrismo che la portò ad amare e rispettare la figura del Cristo nel papa. Vedendo umiliato papa Gregorio XI nella sua prigionia d’Avignone essa, come diceva benissimo Benedetto XVI lo “esortò energicamente ed efficacemente a fare ritorno a Roma”. Nella Lettera 206, la grande mistica senese dice chiaramente a papa Gregorio XI di restare fedele al suo voto di ritornare a Roma, caso mai fosse stato eletto come papa, e a non dare retta ai cardinali che volevano restare in Avignone. “Oimé, dolce babbo mio, con questa dolce mano vi prego e vi dico che veniate a sconfigiare i nostri nemici: da parte di Cristo crocifisso ve il dico. Non vogliate credere ai consiglieri del demonio che volessero impedire lo santo e buono proponimento. Siatemi uomo virile, e non timoroso”.

Nella stessa lettera, Caterina elenca la guarigione che sarebbe arrivata sulla Chiesa se Gregorio XI fosse ritornato a Roma.Rispondete a Dio che vi chiama che veniate a tenere e possedere lo luogo del glorioso pastore santo Piero, di cui vicario sete rimaso, e ine drizzate lo gonfalone della santa croce: ché, come per la croce fumo liberati – così disse Pavoloccio –, così levando questo gonfalone, lo quale mi pare refrigerio dei cristiani, saremo liberati: noi della guerra e divisione e molte iniquità, e il popolo infedele della sua infedelità”. La magnifica figura di Caterina di Siena è un grande dono sia per l’Italia che per tutta l’Europa e per il mondo intero, perché questa donna visse la sua vera vocazione di maternità. Nella sua lettera apostolica Mirabilis in Ecclesia Deus, con la quale proclamò Santa Caterina da Siena Dottore della Chiesa, e che porta la data del 4 ottobre 1970, papa san Paolo VI scrisse: “Passando ora alla sua dottrina, diremo subito che Caterina, sebbene fosse di famiglia popolana, non frequentasse nessuna scuola e a stento sapesse leggere o scrivere, lasciò, tuttavia, tali esempi di celeste sapienza e fu tanto lucida nel parlare, da attrarre una singolare ‘famiglia’ di discepoli che, attingendo da lei come figli il nutrimento dell’anima, la chiamavano col dolce nome di ‘Mamma’, caro agli Italiani. Essi, poi, non solo erano pronti a prestare zelo e fatica nelle attività apostoliche o caritative, ma si facevano strumenti dello Spirito Santo che parlava in lei” (cf Mc 13, 11) (n° 3). In questo mondo e, a volte, anche perfino nella Chiesa stessa, che è privo dello spirito materno, preghiamo il Signore affinché si scopra la vera maternità che segue i deboli, gli emarginati e anche noi, i sacerdoti e le persone consacrate. Anche noi abbiamo bisogno di donne di Dio, come santa Caterina da Siena, che ci dicano le cose in faccia con grande amore e sensibilità, sia per il nostro bene personale e anche per il bene delle persone di cui noi abbiamo la responsabilità di custodire. Santa Caterina da Siena, prega per noi!

di Fra Mario Attard