Sabato 2 dicembre, alle ore 18.00, a Spazio MACOS, si inaugura la Mostra Personale di Ignazio Pandolfo dal titolo ‘Commistioni’, curata dalla dott.ssa Mamy Costa anche nell’allestimento e spiega che: “La mostra si compone di 12 opere realizzate tutte con tecnica mista e di misure che vanno dal 30×60 fino ad 80×100. L’espressione pittorica di Ignazio Pandolfo rivela attenzione all’evoluzione del linguaggio artistico contemporaneo e vi si relaziona con originalità, dimostrando eccellenti doti di creatività. L’artista svolge una ricerca nell’ambito della pittura astratta, creando nelle sue composizioni intense e inediti ritmi con le vibrazioni della luce e del colore. Il suo stile si è spinto, così, sempre più arditamente nell’astrazione, acquisendo capacità trasfigurante, immediatezza percettiva e uno straordinario potere evocativo. La pittura di Pandolfo sviluppa idee che nascono da una sbrigliata esuberante creatività temperata, tuttavia, da una cultura estetica di grande spessore. È quel genere di artista che pone delle coordinate ben precise entro le quali muovere la sua arte, coordinate che possono sembrare dei limiti, ma che, al contrario, segnano dei punti precisi, sebbene distanti tra loro, dove inizia quel processo creativo che poi approda al suo termine. Opere che sono il riflesso di una colorita pulsione creativa che fonde con equilibrio ed eleganza tecniche e materiali diversi, al fine di ottenere una sola creazione, che, come nella natura, racchiude molti elementi in un perfetto equilibrio formale. Artista la cui segnica è, evidentemente, il suo tratto distintivo, quella peculiarità che rende le sue opere di stampo unico e che regala al suo pubblico e agli estimatori d’arte un percorso artistico, a tratti anche esistenziale, il cui filo conduttore è il colore. Ignazio Pandolfo mostra la giusta attitudine per pensare a un posto d’onore nel panorama contemporaneo”.
Ignazio Pandolfo, radiologo, già docente ordinario di Diagnostica per Immagini presso il nostro Ateneo, possiede tante anime artistiche. Romanziere, abile narratore e osservatore della realtà, è solito offrire una motivazione critica delle sue scelte artistiche, del modo in cui lui stesso concepisce e inquadra il suo sforzo creativo nell’ambito del panorama culturale contemporaneo, infatti, sarà lui stesso a presentare le sue opere e di Commistioni scrive: “Dobbiamo la definizione di ‘società o modernità liquida’ al filosofo/sociologo polacco di origine russa, Zygmunt Bauman. Non v’è dubbio, infatti, che, soprattutto dalla fine del secondo conflitto mondiale e per tutta la successiva meta del novecento, la maggior parte dei punti fermi che hanno caratterizzato la società umana per secoli, siano andati incontro a una progressiva liquefazione. Come sempre avviene in tutti gli epocali cambiamenti sociologici, ogni mutazione, inevitabilmente, finisce per riverberarsi, come in una sorta di effetto domino, oltre che nella cultura, anche nel mondo complessivo delle arti. Tale processo di mutazione del paradigma artistico – che potrebbe definirsi quasi mutazione genetica – a mio avviso, ha preso le mosse già dalla comparsa dell’Impressionismo che, come una sorta di enzima – o forse sarebbe meglio utilizzare il termine ‘lievito’? –, ha dato inizio alla dissoluzione e/o trasformazione della consolidata tradizione accademica e che, attraverso il succedersi di ulteriori e sempre più innovativi e spiazzanti ‘ismi’, ha portato a quello cui si è assistito a partire seconda metà del novecento, dove il continuo e tumultuoso avvicendarsi e il contrapporsi di innumerevoli e contraddittori movimenti artistici, ha dato luogo a uno scenario nel quale hanno preso ad accavallarsi processi e teorie creative di ogni genere. A testimoniare ciò, vi è una tutta una serie di artisti ‘atipici’ non inquadrabili se non in ciò che prodotto a loro stessi (Becksinsky, Ossorio, Witkin, Giger etc.).
Mentre, in maniera non del tutto consapevole, ero impegnato a preparare le opere per la presente mostra, le riflessioni di cui sopra mi hanno improvvisamente chiarito il senso di ciò che stavo facendo. In sintesi estrema, stavo sviluppando, in una sorta di automatismo creativo, opere che per contenuti e per soluzioni tecniche, non facevano che riprendere elementi già esistenti e consolidati, ma rielaborati secondo un ritmo interiore del tutto personale. Ero, cioè, intento a utilizzare tutti quei frammenti estetici che le fluide correnti dell’oceano postmoderno avevano portato ad arenarsi sulla riva del mio subconscio. E, così, mi sono lasciato trasportare in un’operazione fatta di commistioni tecniche e contenutistiche, utilizzando soluzioni tra loro molto diverse, quali il gesto pittorico, l’assemblaggio, lo stencil e altre già note procedure, che mi hanno condotto fino alla ibridazione fotografica con l’impiego sia di immagini digitali oltre che di antiche foto d’epoca, espressione dell’annullamento delle coordinate spazio-temporali”. La mostra sarà fruibile, con catalogo in galleria, tutti i giorni, dal lunedì al sabato, dalle ore 17.00 alle 19.00, la domenica su appuntamento al 340.7760578.