
Quest’anno, si sta celebrando il 1700° Anniversario del Concilio di Nicea. Infatti, esso fu celebrato a Nicea, che oggi si chiama İznik, in Turchia. Cosa si svolse in questo primo concilio ecumenico della Chiesa? Questo Concilio fu indetto dall’imperatore Costantino nell’anno 325. Vi parteciparono circa 300 vescovi (alcuni documenti ne parlano anche di 318), quasi tutti provenienti dall’Oriente, ad eccezione di alcuni dell’Nordafrica, della Spagna e dell’Italia. Erano presenti anche i rappresentanti del papa, cioè il vescovo Osio, di Cordoba (Spagna), e i presbiteri Vito e Vincenzo, di Roma. Molto probabilmente fu Osio a presiedere il concilio. Fu, infatti, lui il primo a firmare i decreti conciliari e dopo di lui gli altri due rappresentanti. Il concilio fu celebrato al tempo di papa Silvestro I. Non è chiaro se egli abbia dato esplicitamente il suo consenso, ma è certo che i papi e i Concili ecumenici successivi hanno sempre dato importanza a questo concilio ecumenico. Esso fu indetto principalmente perché Ario, un presbitero e teologo berbero, stette insegnando che il Logos, il Figlio di Dio, è completamente distinto da Dio. Poiché Dio è senza inizio, mentre il Logos ha avuto un inizio, è semplice creatura, creata dal nulla e nel tempo. A causa di questa eresia, nell’anno 318 il vescovo sant’Alessandro, ad Alessandria, condannò Ario come eretico e nell’anno 320 (o 321) lo scomunicò. Ario rimase in silenzio, ma dopo questa scomunica andò in Palestina, Siria e Asia Minore e trasmise i suoi insegnamenti. Egli trovò diversi vescovi che gli mostrarono sostegno. Tra loro c’era Eusebio di Nicomedia, che incoraggiò Ario a ritornare ad Alessandria, e lì ricominciò a predicare il suo eretico insegnamento.

Quando l’imperatore Costantino seppe di questa situazione, inviò ad Alessandria il vescovo Osio di Cordoba (che era vescovo delle corti imperiali), nell’anno 324, con l’intenzione di calmare la situazione e portare l’accordo. Sfortunatamente, tutto fu invano. Perciò, nell’anno 325, Costantino convocò un concilio a Nicea, per il quale lui stesso era presente. Era presente anche al concilio di sant’Atanasio, che fino ad allora era stato diacono del vescovo sant’Alessandro di Alessandria. Successivamente, Atanasio scrisse molto contro l’insegnamento di Ario. Interessante è il fatto che lo stesso Ario fu presente al concilio. I padri conciliari e gli diedero la possibilità di spiegare e, perfino, difendere il suo insegnamento. Ovviamente, erano presenti anche alcuni dai suoi discepoli. In un primo momento, i Padri conciliari hanno voluto definire che il Logos “è da Dio”. Gli ariani presenti non trovarono difficoltà ad accettare questo, perché dicevano che, infatti, tutto viene “da Dio”. Quindi, i Padri hanno voluto precisare dicendo che il Logos “è dalla sostanza (ousia) del Padre”. In questo modo, sembrava loro che ogni ambiguità sarebbe stata superata. I vescovi volevano anche affermare che il Verbo è immagine del Padre, inseparabile dal Padre, pur essendo anch’egli persona. Gli Ariani non si opposero, perché sembrava loro che ciò si potesse dire anche del Verbo come creatura. Perciò, per mettere da parte ogni ambiguità, il Concilio ha ribadito che il Verbo è “della stessa sostanza (ousia) con il Padre, cioè consustanziale (homoousios) con il Padre”.
Il concilio trasmise il Credo, che rimase noto come ‘il Credo di Nicea’, in cui è detto: “Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, …”. Con l’espressione ‘Figlio unigenito del Padre’ si esclude che Gesù Cristo è figlio adottivo, ma è figlio naturale e unico del Padre. Le parole “Dio da Dio, luce da Luce, Dio vero da Dio vero” sono un’eco di Ebrei 1, 3. Le parole ousia e homoousios il Concilio non le usò nel senso della filosofia greca, ma nel senso di Ebrei 1, 3 riguardante il Figlio, che è “impronta della sua essenza (del Padre)”, frase che mostra chiaramente il Logos come distinto dal Padre, sebbene consustanziale a lui. Il Consiglio approvò, inoltre, diverse norme disciplinari (canoni). Come dice la lezione durante l’incontro con i sacerdoti, religiosi e laici responsabili dell’Arcidiocesi di Belgrado con il titolo Il significato del primo concilio ecumenico a Nicea nell’anno 325 per noi oggi, del 27 ottobre 2022, il merito del Primo Concilio Ecumenico di Nicea è aver trovato una regola uniforme in base alla quale: “Tutti i fratelli e le sorelle d’Oriente che fino ad oggi hanno celebrato la Pasqua con gli ebrei, d’ora in poi celebreranno la Pasqua in accordo con i romani, con voi e con tutti noi che l’abbiamo celebrata con voi fin dai primi tempi”. Non è una grande grazia che la Pasqua di questo anno giubilare della speranza 2025, cattolici e ortodossi la celebreranno nella stessa data? Questo fatto non è una splendida rilettura concreta del concilio di Nicea per la Chiesa e il mondo di oggi che porterà dei buoni frutti di unità e grazia?
di Fra Mario Attard