I testi messi a disposizione dei cristiani di tutto il mondo per il 2020 sono stati preparati dalle Chiese di Malta e Gozo. Quest’anno, la Settimana di Preghiera per l’unità dei cristiani a Malta sarà celebrata attraverso una serie di iniziative organizzate congiuntamente dalle varie Chiese dell’Isola. In preparazione per la Settimana di Preghiera per l’unità dei cristiani, il venerdì 10 gennaio don Paul Sciberras ha tenuto una conferenza pubblica presso l’Arcidiocesi sul tema: An Evangelising Heart for a Hearth: Making Space for Others in a Cold World (cioè, Un cuore evangelizzatore per un cuore: fare spazio agli altri in un mondo freddo). Questa conferenza è stata incentrata sul passaggio biblico che aveva ispirato il tema per la Settimana di Preghiera per l’unità dei cristiani (Atti 27:18 e 28:10).
Giovedì 23 gennaio, verrà inaugurata una mostra presso l’arcidiocesi una conferenza ecumenica con il titolo: Bibles and Liturgical Books from Christian Churches in Malta: An Ecumenical Confluence (Bibbie e libri liturgici di chiese cristiane a Malta: una conferenza ecumenica, organizzata) organizzata dall’arcidiocesi di Malta, la Commissione ecumenica della Conferenza episcopale maltese, Christians Together in Malta, e il Curatorial Studio. La celebrazione principale ecumenica si svolgerà nella Pro-Cattedrale anglicana di San Paolo a La Valletta il venerdì 24 gennaio, alle ore 18.30, presieduta dal Rt Rev Robert Innes, vescovo anglicano di Gibilterra in Europa. L’omelia sarà pronunciata dall’arcivescovo di Malta, mons. Charles J. Scicluna.
Infine, i vari partner ecumenici e le persone coinvolte nel dialogo ecumenico a Malta si incontreranno il sabato 25 gennaio, data di conclusione della Settimana di Preghiera per l’unità dei cristiani, per un momento di condivisione e scambio. Il sussidio per la Settimana di Preghiera per l’unità dei cristiani, quest’anno, 2020, è stato preparato dal Gruppo ecumenico maltese e guidato da monsignor Hector Scerri. Questo testo è stato approvato dalla Commissione Internazionale composta da rappresentanti del Pontificio Consiglio per la promozione della unità dei cristiani e dal Consiglio ecumenico delle Chiese. Monsignor Scerri, presidente del Consiglio delle Chiese, della Commissione Ecumenica diocesana di Malta e consultore del dicastero vaticano, spiega nella intervista data alla Radio Vaticana come si è arrivati alla scelta del motto per il 2020:
“Ci trattarono con gentilezza: Quando ci siamo riuniti, dopo solo alcuni attimi di riflessione è stato quasi naturale scegliere questo brano. Perché è il brano che racconta l’arrivo, il naufragio di san Paolo a Malta, e l’accoglienza fatta a queste persone in difficoltà. Abbiamo pensato a questo tema dell’accoglienza nell’ambito ecumenico, dunque, come cristiani provenienti da varie Chiese è nostro dovere essere gentili tra noi, accoglierci reciprocamente, ma poi il secondo riferimento molto importante è alle persone che lasciano i loro Paesi e che si trovano in difficoltà quando fanno questi viaggi pericolosi in mare. Perciò, il tema scelto porta un invito a tutti i cristiani, in tutto il mondo, a riflettere sulla chiamata all’accoglienza. Naturalmente abbiamo sempre in mente l’invito di Cristo ad aiutare le persone che sono nel bisogno, perché il più piccolo dei nostri fratelli è Gesù”.
L’invito è rivolto a tutti i cristiani. Ma i maltesi, che erano stati tanto gentili con San Paolo e con i suoi compagni di viaggio, lo sono ancora nei confronti di chi approda oggi sulle loro coste?
“Generalmente, i maltesi e gli abitanti di Gozo sono persone accoglienti, è quasi nel nostro DNA aiutare anche lo straniero. Ma, sfortunatamente, qualche volta si trovano anche da noi voci che mostrano un po’ di xenofobia, che parlano un po’ contro queste persone che vengono qui. Malta è un Paese piccolo, ma generalmente noi siamo un popolo che sa accogliere, dunque, il testo biblico è veramente un ritratto della nostra personalità nella dimensione complessiva. Come abbiamo detto, il versetto scelto si trova all’interno di un racconto che narra il viaggio, diciamo sfortunato in un certo senso, dell’apostolo Paolo”.
La barca, si legge nel sussidio preparato da voi, è anche il simbolo del viaggio a volte tempestoso che i cristiani intraprendono insieme verso l’unità.
“E così, infatti, uno dei simboli del Movimento ecumenico mondiale è proprio la barca che significa la Chiesa di Cristo che sperimenta le tempeste, ma anche momenti belli. Quindi, sì, c’è la barca di Paolo, ma c’è anche la barca immagine della Chiesa pellegrina che va verso l’unità e che viaggia verso la destinazione finale che è la vita eterna”.
L’ecumenismo non è nuovo per la gente di Malta: ci dice come si esprime la ricerca di unità tra i cristiani nell’Isola?
“Non è una cosa nuova perché per quasi 160 anni Malta è stata una colonia dell’impero britannico e i maltesi impararono a convivere con gente che non era cattolica, con anglicani, metodisti ecc… Oggi, naturalmente, c’è una multiculturalità a Malta, sono tante le persone che sono arrivate dall’Est europeo, per esempio, persone di fede cristiano-ortodossa. Nostro dovere è sensibilizzare, ricordare alla gente delle nostre parrocchie, che ci sono persone di altre Chiese e che bisogna conoscerle di più”.
E con queste Chiese si realizzano anche alcune iniziative concrete?
“Naturalmente, ci sono iniziative spirituali, preghiamo insieme, ma poi ci sono anche iniziative sociali. Insieme, ad esempio, noi collaboriamo per sostenere qualche situazione all’estero, ma anche qui a Malta tutti insieme possiamo contribuire ad aiutare i profughi. C’è questa sinergia, questa collaborazione e così noi diamo anche testimonianza di unità. L’apostolo Paolo durante quella tempesta si è fidato di Dio e Dio l’ha salvato”.
Dobbiamo imparare anche noi a fidarci di Dio per quanto riguarda questo cammino, questo obiettivo dell’unità?
“Come dice spesso Papa Francesco, questo impegno ecumenico non è una cosa solamente umana: noi ci trattiamo bene, ci diciamo parole gentili, siamo generosi, ecc… Non soltanto. Questo impegno ecumenico è opera di Dio, dunque bisogna affidarsi, bisogna pregare, bisogna avere fiducia nel Signore. Il nostro dovere è di pregare, ma anche di essere disponibili a sentire che cosa il Signore ci dice in questo momento della nostra storia”.
di Fra Mario Attard