Il vincolo archeologico vigente nell’area impone indagini accurate del sottosuolo in tutta l’area di cantiere che, certamente, restituirà importanti testimonianze della storia di Messina per poter, quindi, ottenere una variante al progetto necessaria a rendere fruibili i ritrovamenti in situ. La foto allegata si riferisce alla parte della necropoli adiacente lo scavo attuale, rinvenuta durante gli scavi effettuati dal 1991 al 1997 nell’area degli isolati 83 e 96. È del tutto evidente che il rinvenimento delle 6 tombe in una area sommitale dell’is. 96 sia solo una minima parte della vasta area sepolcrale costituita da centinaia di sepolture anche monumentali, corredi funerari e strutture murarie che documentano un periodo che va dalla prima età ellenistica al tardo antico (IV sec. a.C. – V sec. d.C.). Purtroppo, le sepolture rinvenute negli anni ‘90 sono state smontate e trasferite nei depositi della Soprintendenza.
Sull’area esiste un ‘Vincolo Archeologico Diretto’ che impone l’esplorazione integrale dell’area in profondità prima di qualsiasi attività edificatoria, pertanto, occorre procedere a un’indagine del sottosuolo particolarmente minuziosa, con la certezza che lo scavo restituirà altri preziosi reperti che si auspica, questa volta, vadano finalmente salvaguardati in situ e, quindi, resi fruibili, assieme alla bellissima tomba a camera poco distante. Sarebbe indispensabile, in tal senso, promuovere un tavolo tecnico con l’assessore alla Cultura del Comune di Messina, prof. Caruso, la IV Circoscrizione e la sovrintendente, arch. Mirella Vinci, e tutti gli enti preposti, al fine di individuare le soluzioni adeguate per salvaguardare la fruibilità di quella che è la restante parte della necropoli greco-romana.
Renato Coletta, consigliere IV Circoscrizione