Il virus Covid-19 troverebbe un habitat nei testicoli sulle cellule dei quali si trovano i recettori ACE-2, gli stessi di polmoni e reni: le serrature di cui il virus si serve per penetrare nelle cellule e infettarle. Ecco come i testicoli diventerebbero un obiettivo del virus. Ma con quali effetti e conseguenze? Gli uomini dovrebbero preoccuparsi? “Sino a oggi sono state fatte alcune ipotesi interessanti. Lo studio più recente sull’argomento viene dell’Albert Einstein College di New York ed è stato pubblicato Med RXIV anche se non è ancora stato sottoposto a peer-review (il processo di revisione prioritaria da parte di un comitato di esperti della stessa disciplina che discute ed approva i risultati delle ricerche scientifiche), che si è diffuso rapidamente nella comunità scientifica – spiega il prof. Sansalone –. Le cellule che esprimono numerosi recettori ACE-2 sulla loro superficie e sarebbero teoricamente più suscettibili alle infezioni”.
Pochi giorni fa, un articolo su Natureaveva ha sottolineato che l’ACE-2 è altamente espresso in prostata, cellule del testicolo e cellule di Leydig che producono ormoni tra cui testosterone. Il fatto che il Covid-19 può annidarsi nei testicoli è stato ipotizzato possa rendere conto anche della maggiore suscettibilità e mortalità maschile. Inoltre, i maschi eliminano il virus dall’organismo più lentamente rispetto alle donne, forse a causa di questo serbatoio aggiuntivo nell’organismo colpito. Lo studio, eseguito da un gruppo americano e uno indiano ha valutato 60 pazienti sintomatici: 40 maschi e 20 femmine constatando che i primi avevano due giorni di sintomi in più prima di avere tamponi negativi rispetto alle donne. “Ma soprattutto – prosegue Sansalone –, è stata segnalata una perdita di funzione dei testicoli nei pazienti con danni alle cellule che producono testosterone in caso di infezione. Purtroppo, al momento non è noto se gli eventuali danno siano permanenti o reversibili. Per questo, nei soggetti giovani e adulti che hanno contratto il Covid-19 è raccomandato un controllo andrologico, specialmente se hanno in programma di diventare padri”.
Il 20 aprile, un commento – a cura di scienziati cinesi apparso su Nature Reviews Urology – ha sottolineato con forza la necessità di monitorare anche il tratto uro-genitale nei soggetti positivi al Covid. Nonostante la maggior parte dei pazienti sviluppi complicanze a livello polmonare, le crescenti evidenze indicano un coinvolgimento dell’apparato riproduttivo maschile anche a causa della sua maggiore suscettibilità alle infezioni. “Una preoccupazione, quella per la fertilità, che, negli USA, ha portato ad un aumento di almeno il 20% delle richieste di conservazione del seme – racconta l’andrologo –. Servizio fornito a domicilio da società specializzate che inviano kit da rispedire in banche dove il prezioso campione sarà congelato per essere utilizzato in caso di bisogno. Una procedura analoga a quella a cui si sottopongono pazienti giovani adulti con patologie oncologiche prima di sottoporsi a chemio e radioterapia”. Le aziende americane riferiscono di richieste aumentate fino a 10 volte, il che riflette le paure che stanno emergendo su potenziali effetti del virus sulla fertilità. Va detto, però, che la sopravvivenza degli spermatozoi – dopo lo scongelamento – è direttamente proporzionale alla qualità del campione conservato: i campioni di pazienti con pochi spermatozoi (oligospermici) hanno un tasso di sopravvivenza inferiore rispetto a quelli normali. Ma quelli ottenuti dall’eiaculazione risentono meno dei danni rispetto a quelli prelevati medicalmente.