Dove? Quando? Come? Perchè?

A Camelot, Centro diurno del Modulo Dipartimentale Salute Mentale Messina nord, ex cucina di un ex ospedale psichiatrico. Il più grande della Sicilia: Il “Lorenzo Mandalari”. Durante i momenti condivisi: mostre, convegni, tavole rotonde, incontri teatrali e musicali che vedono protagonisti operatori, utenti, artisti, volontari, familiari, amici. Con rispetto, libertà, verità, amore, bellezza, coraggio. Per rendere visibile l’invisibile, per far sentire le voci inascoltate, per far conoscere, per far pensare, per far capire. Davvero. Cos’è Camelot? Camelot è il primo Centro Diurno a norma della Regione Sicilia. A Camelot, viene offerta l’opportunità a ciascun utente di scegliere la forma espressiva privilegiata, ma anche, come prescrive Jung, di esprimere verbalmente quanto l’immagine ha attivato sul piano emozionale, integrando gli opposti psichici e fornendo alla coscienza una visione meno scissa dei problemi individuali e collettivi. L’impegno immaginativo, nello spirito del modello junghiano, abbiamo visto, forma e sostanzia la crescita, la responsabilità e l’indipendenza psicologica del paziente. Ma anche il limite, poiché l’esperienza immaginativa condivisa con il terapeuta e gli altri pazienti, senza interpretazione e giudizio, dà l’opportunità di un confronto e di una conoscenza reciproca ad un livello più profondo. Sempre nell’ottica dell’immaginazione attiva, nella sala “Tra fantasia e realtà” si svolgono, con un programma settimanale, le attività dell’ascolto musicale profondo, del movimento autentico: che deriva dall’incontro della psicologia analitica e l’arte della danza libera o espressionista, il laboratorio “Le forme della terra”, i gruppi di crescita personale e gruppale “Alchimia delle parole”.

Vi partecipano utenti ed operatori con la finalità di dare espressione simbolica alla vita emotiva. Camelot, è spazio e tempo per l’attività teatrale e lo psicodramma. Un teatro della mente, laddove i personaggi e le scene, oltre che da un testo scritto da un autore, si formano nel gruppo, attraverso una continuità di senso, che traccia il limite dell’incontro e della differenza. Nella sala di psicoanimazione “Il Trionfo dei cavalieri”, si svolgono, inoltre, gli incontri di cinematerapia ove, attraverso l’aiuto del gruppo, si lavora sulla trasformazione delle difficoltà e del dolore per creare bellezza. Camelot è uno spazio potenziale, un luogo work in progress, uno spazio transizionale, uno spazio di realtà condivisa, uno spazio di gioco, volto alla riattivazione degli originari impulsi creativi. Sin dall’inizio lo si è immaginato e concepito come uno spazio aperto senza confini, un luogo di incontro, una piazza, un luogo di eventi culturali: mostre, tavole rotonde interdisciplinari. È possibile incontrare pazienti, artisti, amici, volontari, tirocinanti, visitors, studenti, mentre si allestiscono scene, si danza, si legge, si gioca, si dipinge, si scolpisce, ma anche si compilano cartelle e schede di produttività e statistica e di valutazione dell’efficacia e dell’efficienza. Il nostro inevitabile tributo per esistere all’interno del Sistema Sanitario Nazionale.

Ed è straordinario osservare lo slittamento dei ruoli e l’atmosfera di condivisione. Ciascuno può rispecchiarsi e costellare di sé lati sconosciuti, la ferita nascosta. Quella parte che consente di non alienarsi, il vero incontro con l’altro che siamo. Camelot, spazio magico tra fantasia e realtà, vuol rappresentare il luogo rituale, volto a recuperare e valorizzare le naturali potenzialità vitali e trasformative dell’individuo, attraverso l’attivazione di un naturale e istintivo atteggiamento di “creatività”. Creatività non limitata alla produzione artistica, ma intesa come atteggiamento creativo verso la vita stessa, verso un modo nuovo di agire la cura, lasciandosi contaminare da incontri, idee, emozioni. Camelot esiste grazie all’aiuto ed al sostegno di tutti quelli che hanno creduto nella sua vision: gli utenti, gli operatori, i tanti volontari e tirocinanti che si sono alternati, i maestri d’arte, le Direzioni dell’Azienda che si sono succedute nel tempo. La Fondazione Bonino Pulejo, ma anche ai tanti ostacoli e difficoltà che ne hanno rafforzato lo spirito.

di Matteo Allone