Questa frase mi parla tantissimo. Soltanto Gesù rimane lo stesso. Anche se, per come lo possiamo sperimentare nella vita terrena, diventa sempre nuovo. La Lettera degli Ebrei ci dice, chiaramente: “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre” (Eb 13,8). E lo fa con un punto esclamativo per affermare l’unicità del Dio-Uomo che non si cambia, ma rimane integro e coerente! La Chiesa, anche se è la sposa di Cristo – e lo rende presente in quello che è e fa – non sempre è integra e coerente come suo il Sposo divino-umano. Tanto che, tra un tempo e l’altro nella sua grandissima e, a volte, tragica storia, nascono persone mandate proprio dal cielo per riformarla. Durante il suo percorso terreno, la Chiesa si era un po’ distaccata dal mondo. I profeti, che il Signore manda per salvaguardare la vitalità della sua vigna, l’hanno tirata, gentilmente, perché le sue ‘orecchie’, a volte, erano sorde. Uno di questi profeti, sicuramente, era il teologo cappuccino Walbert Bulhmann (1916-2007) che, nel 1974, scrisse così: “La Chiesa sta in funzione del mondo e non viceversa. Essa ha il dovere di domandarsi dove e come questo mondo è oscuro, fatiscente e senza salvezza, e ha bisogno di essere aiutato. È, quindi, il mondo che stabilisce l’ordine del giorno. È a partire dai suoi bisogni che la Chiesa deve concepirsi come sacramento della salvezza. Questo mondo in fermento è il luogo teologico della Chiesa, non solo come punto finale, come partner a cui ella si rivolge, ma come elemento costitutivo in cui si attua il lieto messaggio del Vangelo”.
In tale testo, sparisce via ogni autoreferenzialità che la Chiesa può immaginare di avere! Il santo vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi, mons. Tonino Bello, diceva, saggiamente: “Stola e grembiule sono il dritto e il rovescio dello stesso paramento sacro: la stola che ci fa ministri del Vangelo e il grembiule che ci fa ‘lavapiedi del mondo’”. Papa Francesco, nella sua esortazione apostolica sull’annuncio del vangelo nel mondo attuale, Evangelii Gaudium, fa questo ragionamento interessante: “È solo grazie a quest’incontro – o reincontro – con l’amore di Dio che tutto si tramuta in felice amicizia, siamo riscattati dalla nostra coscienza isolata e dall’autoreferenzialità. Giungiamo a essere, pienamente, umani quando siamo più che umani, quando permettiamo a Dio di condurci al di là di noi stessi perché raggiungiamo il nostro essere più vero. Lì sta la sorgente dell’azione evangelizzatrice. Perché, se qualcuno ha accolto questo amore che gli ridona il senso della vita, come può contenere il desiderio di comunicarlo agli altri? (n.8). Lasciamo che l’incontro personale con l’amore di Gesù ci fa missionari perché ci rende sempre coscienti che noi siamo una parte integrale del popolo di Dio dove nessuno è escluso! È il Cristo che agisce tramite noi nel suo Santo Spirito! Preghiamo l’uno per l’altro e ci rimbocchiamo le maniche per dare una testimonianza di fede che tocca le ferite di quelli che si sentono abbandonati da tutti. Maria, Madre dell’evangelizzazzione, preghi per noi e con noi a essere sempre il Gesù che il mondo di oggi ha, veramente ed essenzialmente, bisogno. Amen!”.
fra Mario Attard OFM Cap