Riforma giustizia in alto mare, l’allarme degli avvocati OCF: A rischio il recovery fund

Un irreale silenzio è calato sul disegno di legge varato dal Governo il 7 agosto 2020 per la riforma dell’Ordinamento Giudiziario. Un silenzio che, denuncia l’Organismo Congressuale Forense, organo di rappresentanza politica dell’Avvocatura, rischia di avere gravi ripercussioni non solo sul sistema giustizia, ma anche sui nostri rapporti con l’Europa. In un periodo in cui si assiste attoniti alle gravissime degenerazioni del sistema associativo e di autogoverno della Magistratura Italiana, con inchieste che paiono mostrare l’esistenza di una fitta rete di rapporti idonea a orientare nomine, indagini e giudizi, in cui la credibilità stessa della nostra Giustizia sembra ormai arrivata al minimo storico, ci si chiede quanto, invece, le carenze organizzative e l’inefficienza della macchina giudiziaria possano incidere sul sistema Italia nel suo complesso. Gravissime, infatti, rischiano di essere le conseguenze anche sullo scenario internazionale, se consideriamo il fatto, incontrovertibile, che lo stesso utilizzo delle risorse del ‘recovery fund’ è subordinato all’efficientamento della nostra Giurisdizione.

Ma le risposte contenute nel testo predisposto dall’Esecutivo appaiono del tutto inadeguate a risolvere i problemi strutturali della nostra Giustizia – spiega il coordinatore dell’OCF, Giovanni Malinconico –, non determinano criteri adeguati di valutazione delle performance degli uffici giudiziari, dei loro dirigenti e dei magistrati che vi operano; non predispongono alcun effettivo sistema di contrappesi alla pervasività del correntismo della Magistratura nei gangli vitali degli apparati di governo della Giustizia e alle distorsioni che ne derivano; e, infine, per sovrapprezzo, aggiungono sistemi macchinosi per il conferimento di incarichi e per l’elezione al CSM”. Ciononostante, pur trattandosi di questione di fondamentale importanza per la nostra democrazia e per l’imparzialità e la credibilità del nostro sistema giudiziario, il tema è scomparso dal dibattito politico. “Politica e Magistratura, tuttavia, non possono sottrarsi dal confronto con i tecnici e con la società civile dinanzi a temi così importanti”, prosegue Malinconico, secondo cui “è impensabile, ad esempio, che si mantenga l’attuale sistema per cui la quasi totalità dei posti dirigenziali del Ministero della Giustizia sia ricoperta da magistrati, situazione che viola di fatto e in modo evidente il principio della separazione dei poteri tra esecutivo e giurisdizionale”. “L’Avvocatura Italiana è pronta a dare, responsabilmente, il proprio apporto, e, per questo motivo, l’Organismo Congressuale Forense ha richiesto la convocazione urgente di una sessione del Congresso Nazionale Forense per dibattere in modo pubblico e trasparente le proprie proposte e contribuire a far sì che le questioni della Giustizia siano sottratte alle ombre di un dibattito sotterraneo e vengano trattate alla luce del sole, come è necessario in uno Stato che voglia dirsi realmente civile e moderno”.