A ottobre – secondo i dati del Ministero dei Trasporti –, le immatricolazioni sono state 156.981, lo 0,18% in meno dello stesso mese del 2019. Nei primi dieci, infatti, sono state vendute 1.122.998 auto, con un calo del 30,9% rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso con oltre 500.000 vetture perse da gennaio a ottobre. “Al di là dei dati contingenti del mercato, l’esperienza degli ultimi mesi mostra chiaramente l’insufficienza di una politica incentrata su incentivi ‘mordi e fuggi’. Oltretutto, appare evidente – nell’attuale fase di emergenza economica – che la scelta di NON rifinanziare i fondi legati alla fascia di CO2 più importante dal punto di vista dei volumi ha, immediatamente, rifermato il mercato. A questo punto, è chiarissima la necessità di dare maggiore continuità al sostegno del settore automotive, già a partire dalla prossima Legge di Bilancio. In parallelo, sarà necessario avviare un approccio strategico verso soluzioni strutturali che accompagnino la transizione tecnologica verso la mobilità a zero emissioni, includendo tutta la filiera produttiva e commerciale. Da una visione strategica sulle infrastrutture di ricarica per le nuove motorizzazioni ad un approccio fiscale sulle auto aziendali non più in deroga e, finalmente, allineato agli altri Paesi europei”.
Con questa valutazione, Michele Crisci, presidente dell’UNRAE, l’Associazione delle Case automobilistiche estere, ha commentato i dati mensili sulle immatricolazioni di ottobre. “Le previsioni per fine anno – ha proseguito – proiettano un livello di immatricolazioni che dovrebbe attestarsi, probabilmente, al di sotto di 1.400.000 unità, in calo di oltre il 27% rispetto al 2019, una riduzione drammatica che ha un solo precedente nella storia moderna. Senza contare, poi, un eventuale e possibile nuovo lockdown generalizzato che peggiorerebbe ulteriormente la già pesante situazione”. “È indispensabile – ha ribadito – che nella prossima Legge di Bilancio – attualmente in fase di elaborazione – il Governo tenga conto di questa realtà, dando seguito a quanto dichiarato nelle scorse settimane di stanziare altri 400 milioni in aggiunta all’ecobonus. Non deve essere, poi, trascurato il fatto che ogni euro destinato al rinnovo del parco auto non è un regalo al settore, ma un investimento che, finora, ha dato frutti positivi: sia in termini ambientali, con la rottamazione dei veicoli più inquinanti, sia come ritorno per le casse dello Stato in termini di gettito fiscale superiore allo stanziamento dedicato. Non trascurando, inoltre, che una ripresa del settore automotive comporterebbe anche minori aggravi sulla previdenza sociale”.
Lo stop del mercato è, chiaramente, riconducibile al mancato rifinanziamento delle risorse per supportare la vendita delle auto con alimentazioni tradizionali, maggiormente appetibili per i consumatori. L’11 settembre, sono terminati, infatti, i fondi del decreto agosto per la fascia 91-110 g/km di Co2 e, oggi, anche la quota relativa a 61-90 g/km di Co2 è agli sgoccioli, con un residuo di circa il 10%. A questo, si uniscono le forti ripercussioni sugli acquisti per la ripresa dei contagi e per le nuove misure di contenimento. Si teme, infatti, che la situazione spinga il mercato a un ulteriore rallentamento che potrebbe portare a un ultimo trimestre 2020 dai toni drammatici. Dal punto di vista delle alimentazioni, il mese di ottobre ha registrato una riduzione del 31,5% per il ‘benzina’ che perde ben 14,3 punti, fermandosi al 31,5% di quota, a ridosso del 30,8% di quota del diesel che perde 5 punti di rappresentatività, per una flessione delle immatricolazioni del 14,6%. Il metano perde il 45% fermandosi all’1,6% di quota, mentre crescono le vendite del Gpl, al 7,3% del totale mercato. Crescita esponenziale a tre cifre per ibride, plug-in ed elettriche che salgono, rispettivamente, al 24,7% di quota (+17,3 punti), al 2,3% (dallo 0,5% di un anno fa), all’1,8% del totale, triplicando la quota di mercato.
di Sergio Lanfranchi