Malta – I frati cappuccini tra gli ammalati e i bisognosi

A Malta, li abbiamo conosciuti in tutti questi anni come cappellani nei nostri ospedali e case di riposo per gli anziani. La loro tonaca col cappuccio color castano, del cingolo e dei sandali, ci ricorda che una vita autentica è sempre una conversione, centrata sull’umiltà ed espressa nel servire i poveri e gli abbandonati. Dopotutto, che senso ha un abito di penitenza a forma di croce se si scappa impauriti dai crocifissi di oggi, gli ammalati? Allora, ora siamo d’accordo: questi sono i cappuccini!Le Costituzioni dei frati minori cappuccini affermano chiaramente che questi fratelli minori sono, necessariamente, legati al ministero ospedaliero come forma concreta della loro fraternità di poveri ai poveri. Inoltre, quest’ultimo è un’ottima espressione della loro minoranza evangelica. Ci dice la Costituzione 108: “Sull’esempio di San Francesco, che ebbe una grande compassione verso i poveri, e anche degli iniziatori della Fraternità Cappuccina, che prestarono assistenza agli appestati, vivendo accanto ai fratelli bisognosi, specialmente i malati, protesi con tutto il cuore a offrire loro un servizio fraterno”.

Poi, nella Costituzione 149-2, troviamo questa esortazione: “Promuoviamo le consuete opere di apostolato, come le missioni popolari, gli esercizi spirituali, la confessione sacramentale dei fedeli, la cura spirituale delle religiose, specialmente francescane, l’assistenza agli infermi e ai carcerati, le opere di educazione e di promozione sociale”. La Costituzione numero 153, ci ricorda: “Sull’esempio di San Francesco e secondo la tradizione costante dell’Ordine, assumiamo volentieri l’assistenza spirituale, ma anche corporale, dei malati e dei sofferenti”. Nella sua seconda parte, questa costituzione dà un’interessantissima visione sullo spirito dell’accompagnamento dei sofferenti: “Così, seguendo Cristo che percorreva le città e i villaggi curando ogni malattia e ogni infermità, come segno della venuta del Regno di Dio, compiamo la missione della Chiesa che per mezzo dei suoi figli, solidali con gli uomini di ogni condizione, soprattutto con i poveri e gli afflitti, e volentieri ci si prodiga per essi”.

È proprio perché ispirati da questa visione evangelica che i ministri cappuccini sono incoraggiati a orientare la fraternità cappuccina a scegliere l’assistenza spirituale con gli ammalati negli ospedali come l’apostolato che rispecchia di più il loro carisma della fraternità specialmente con i più poveri. I ministri e i guardiani favoriscano questo ministero, che è una luminosa e valida opera di carità e di apostolato. La storia dell’Ordine cappuccino, particolarmente nell’esordio della riforma, testimonia e riflette ampiamente questa visione. Ad esempio, fra Matteo Da Bascio, uno dei padri fondatori della riforma cappuccina, oltre a essere un grande predicatore, si prese cura anche degli ammalati. Quando, nel 1527, esplose un’altra epidemia di peste nel Ducato di Camerino, grazie al fruttuoso lavoro tra malati e moribondi, si poté intervenire di nuovo presso il Papa che, nel maggio dello stesso anno, riconobbe di fatto la legittimità della riforma cappuccina con la bolla Religionis zelus. Incredibile! Il lavoro con gli ammalati ha salvato e ha dato il sì per la riforma cappuccina!

Un altro grande cappuccino che lavorava in questo campo di apostolato era San Felice di Cantalice, un fratello laico cappuccino. Felice visitò gli ammalati al convento, in case private, negli ospedali di San Giacomo degli Incurabili, dello Spirito Santo e di San Giovanni in Laterano. Felice parlava in un linguaggio semplice, incoraggiando gli ammalati a fidarsi e accettando la malattia come un momento di grazia. La reputazione di Felice come guaritore dei mali delle persone si diffuse dappertutto. Spesso avrebbe benedetto i malati con un crocifisso e sarebbero stati guariti. Altre volte, regalava alcune delle elemosine che aveva raccolto, che a loro volta divennero canali di guarigione.

Anche a Malta, i cappuccini mantennero lo spirito di San Francesco che lo condusse tra i lebbrosi e mostrò loro pietà. I cappuccini trasudavano e ancora trasudano la dolcezza del Vangelo negli ospedali come quello di Monte Carmeli. I cappuccini maltesi stanno portando avanti questo apostolato così importante e indispensabile dal 1861. Nel 1968, li vediamo lavorare all’Ospedale centrale di Floriana. Per più di cento anni, hanno servito, con grande eroicità silenziosa, i residenti di San Vincenzo de Paule. Mentre, nel 1934, hanno assistito con grandissima audacia, i lebbrosi all’ospedale di San Bartolomeo. Nel 1937, i cappuccini iniziarono a prestare assistenza spirituale ai pazienti affetti da tubercolosi nell’Ospedale Connaught di Mdina. Altri ospedali in cui i cappuccini maltesi diedero la loro vita per servire il Signore Gesù negli ammalati sono l’Ospedale Santo Spirito di Rabat, l’Ospedale Żammit Clapp a San Ġiljan, l’Ospedale San Luca e Karen Grech a Tal-Pietà, l’Ospedale Sir Paul Boffa a Floriana, e, attualmente, a Mater Dei e il Centro oncologico di Sir Anthony Mamo.

Per noi cappuccini maltesi, gli ospedali sono i luoghi in cui continuiamo a essere fedeli alla nostra chiamata di servire i poveri del nostro tempo. Inoltre, gli ospedali sono i nostri luoghi di grazia della nostra continua conversione interiore secondo il Vangelo e la Regola che abbiamo professato di vivere. È nel nostro DNA come cappuccini che noi svolgiamo questo preziosissimo impegno come cappellani ospedalieri. Ecco perché la presenza dei cappuccini nei nostri ospedali a Malta e ovunque (compreso l’Italia) è così essenziale non solo per noi, ma anche per la Chiesa e per le persone che siamo chiamati a servire.

di Fra Mario Attard