La morte le ha colte entrambe il giorno di Ognissanti del 2009, con grande costernazione di quanti amavano il genio poetico della prima e l’estrema semplicità e il carisma dell’altra. Sono morte due donne che hanno segnato il secolo scorso, che l’hanno attraversato con sofferenza, con percorsi differenti e atteggiamenti stupefacenti, fuori misura, richiamando l’attenzione di tutti. Mi ha colpito l’intelligenza, il senso dell’ironia e la dolcezza che possedeva Alda Merini. Quando venne nella mia città, per ricevere la cittadinanza onoraria, incantò quanti, assiepati nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Messina, ebbero il privilegio di ascoltarla. Le parole delle sue poesie raggiunsero la profondità dell’anima e vi scavarono dentro invitando a riflettere sul destino dell’uomo, sulla sua vita segnata da una profonda amarezza.
Mi ha colpito la dolcezza e la semplicità disarmante di Natuzza Evolo che conobbi moltissimi anni fa quando mi recai a Paravati, suo paese natale. Mi spinse la curiosità, la voglia di guardare negli occhi la donna che diceva di parlare con i morti, di avere contatti con la Madre Celeste. Non riconobbi in Lei la mistica di cui oggi parla tutto il mondo per la mia ostinata voglia di non cedere a eventuali mistificazioni, ma rimasi impressionata per la serenità che da Lei traspariva, per la bontà delle sue parole che contenevano messaggi preziosi per l’umanità. La salutai con profondo rispetto e seguì da lontano il fenomeno mistico della sua vita. Sono morte due donne diverse che oggi mi piace ricordare, forse sconosciute l’una all’altra, eppure così vicine nella vita segnata dal dolore e dalla fede cristiana. Vicine anche nell’ultimo viaggio che hanno intrapreso nel medesimo giorno.
di Domenica Timpano