I comportamenti rilevati in quasi tutte le città italiane negli ultimi giorni, la spasmodica rincorsa per comprare i ‘regali di Natale’, gli assembramenti nei ristoranti e nei bar, nelle piazze e nelle zone caratteristiche delle grandi Città, hanno fatto scattare, con l’allarme, la paura di un ritorno al recente passato, assai più doloroso del presente che non disdegna vittime e positivi nelle Regioni, come il Veneto, che si sono fregiate della fascia gialla per lungo tempo. Per salvare da una morte dolorosa e non giustificabile, per rimettere in riga il paese, per indurre a comportamenti più adeguati il Governo ha dato notizia di nuove, stringenti restrizioni su tutto il territorio per un lungo periodo di cui a breve fornirà nuove regole in fase di definizione. L’ISTAT, Istituto nazionale di Statistica, dal canto suo, ha voluto fare chiarezza sul numero delle persone morte per Covid-19 di questi tempi e delle persone che sono morte in passato a far data dal 2015 per altre patologie per avere conoscenza dello stato di salute degli italiani, soprattutto di quello degli anziani. I dati evidenziati ci dicono che, da gennaio alla fine di settembre 2020, sono morte 527.888 persone, con un aumento di 43mila decessi in più rispetto a quelli che si sono verificati mediamente negli ultimi cinque anni.
Tra marzo e aprile, i decessi sono aumentati fino a 48mila rispetto alla media degli anni precedenti, anche se solo 9mila di queste sono state attribuite al Coronavirus. La mortalità in Italia è aumentata del 47 e del 39 per cento. Al Nord, è quasi raddoppiata a marzo e ad aprile è aumentata del 75 per cento. Al Centro, è aumentata del 12,2 e del 12,6, aumento condizionato dalle Marche, Regione più colpita dell’Italia centrale. Al Sud il dato, per marzo e aprile, rileva un aumento della mortalità più basso, del 4,3 e del 6,8 per cento. Per il periodo gennaio-febbraio di quest’anno, sono stati registrati meno decessi, nella misura del -7% sempre con riferimento alla media riferita agli anni precedenti. La tendenza alla diminuzione ovvero la ‘rottura della tendenza alla diminuzione della mortalità riscontrata per i primi due mesi soprattutto nelle aree più colpite dalla pandemia si è avuta nel mese di marzo, come si legge nel rapporto ISTAT. Si riportano alcuni dati a conferma di quanto affermato.
In Lombardia, dalla riduzione del 5,6 per cento dei decessi a gennaio-febbraio, si è passati a un aumento del 111 per cento nei mesi successivi. Un incremento lo abbiamo rilevato anche in Sardegna (8,9 per cento di decessi in più rispetto alla media 2015-2019), Puglia (7,8 per cento), Toscana (7,4 per cento), Umbria (6,1 per cento), Sicilia (5,7 per cento) e Calabria (5 per cento). Nella mappa elaborata dall’ISTAT, in evidenza troviamo la variazione percentuale del numero di morti da gennaio a fine settembre. Nelle aree rosse – come Bergamo e Brescia, e altre zone perlopiù al Nord –, si è verificato un aumento, in quelle blu si è verificata una diminuzione. A breve, analizzati gli ultimi dati statistici che l’ISTAT ha già acquisito, avremo anche informazioni sulla mortalità che si è verificata nella seconda ondata della pandemia.
di Sergio Lanfranchi