Giovedì 26 luglio, abbiamo celebrato la festa dei santi Gioacchino e Anna. Entrambi sono i genitori di Maria, Madre di Dio e Madre nostra e anche i nonni di Gesù, Nostro Signore Dio. Nelle sue udienze generali, Papa Francesco ha riflettuto sui nonni. Nella famosa catechesi, interamente dedicata ai nonni, dell’11 marzo 2015, il Pontefice argentino prese la riflessione sui nonni, considerando il valore e l’importanza del loro ruolo nella famiglia. Il Santo Padre, naturalmente, è di un’epoca in cui le sue coorti nel tempo sono ora per la maggior parte nonni e bisnonni. Ed ecco perché riflette spesso sui propri nonni. Ricorda anche e con un certo orgoglio, che quando era nelle Filippine era chiamato “Lolo Kiko”, che significa “nonno Francesco”.
Che cosa hanno bisogno innanzitutto gli anziani per riconoscere se stessi? Risponde Papa Francesco: Una prima cosa è importante sottolineare: “è vero che la società tende a scartarci, ma di certo non il Signore. Il Signore non ci scarta mai. Dunque, qualunque cosa noi facciamo dell’apprezzamento come anziani che la società può o non può darci, l’importante è Dio. Quindi, come anziani siamo chiamati a seguire Dio in ogni periodo della nostra vita. L’anzianità contiene una grazia e una missione, una vera vocazione del Signore. L’anzianità è una vocazione. Non è ancora il momento di ‘tirare i remi in barca’. La vita è come un viaggio su una barca a remi in cui continuiamo a remare fino a raggiungere la nostra destinazione finale. La vecchiaia è un diverso momento della vita. Dobbiamo ‘inventarcelo’ per noi stessi perché le nostre società non sono pronte, spiritualmente e moralmente, a dare ad esso, a questo momento della vita, il suo pieno valore”.
Viviamo in un’epoca unica in cui viviamo molto più a lungo della vita umana nelle epoche precedenti. Persino il cristianesimo fu “sorpreso” di aver bisogno di sviluppare una vita spirituale per gli anziani. Nella Giornata per gli anziani, che fu celebrata in Piazza San Pietro nel 28 settembre 2014, Papa Francesco affermò: “Facciamo il 50.mo di matrimonio, facciamo il 60.mo di matrimonio”. È importante farlo vedere ai giovani che si stancano presto; è importante la testimonianza degli anziani nella fedeltà. Parlando sui santi anziani Simeone e Anna nel tempio, durante la presentazione del Bambino Gesù, Papa Francesco esortava così i nonni: “Cari nonni, cari anziani, mettiamoci nella scia di questi vecchi straordinari! Diventiamo anche noi un po’ poeti della preghiera: prendiamo gusto a cercare parole nostre, riappropriamoci di quelle che ci insegna la Parola di Dio. È la prima volta nella storia del papato che un papa ha esortato i nonni a diventare poeti”.
Papa Bergoglio aggiunge, poi, queste parole straordinarie: “La preghiera degli anziani e dei nonni è un dono per la Chiesa, è una ricchezza! È da apprezzare. È, sicuramente, una grande iniezione di saggezza anche per l’intera società umana. Viviamo in una società troppo indaffarata, troppo presa, troppo distratta. Non sentiamo facilmente la saggezza degli anziani. Pio Papa Francesco fece anche un riferimento all’esempio del ritiro di Papa Benedetto. Qual era lo scopo e il valore del suo ritiro? Risponde Papa Francesco: Ha scelto di passare nella preghiera e nell’ascolto di Dio l’ultimo tratto della sua vita! È bello questo!”.Per sostenere il suo argomento, Papa Francesco cita il grande teologo della tradizione Ortodossa, Olivier Clément, che disse: “Una civiltà dove non si prega più è una civiltà dove la vecchiaia non ha più senso. E questo è terrificante, noi abbiamo bisogno prima di tutto di anziani che pregano, perché la vecchiaia ci è data per questo. In parole semplici il Papa fa lo stesso punto quando disse: Abbiamo bisogno di anziani che preghino perché la vecchiaia ci è data proprio per questo. È una cosa bella la preghiera degli anziani”.
Che cosa può “fare” la preghiera degli anziani? Ci insegna il Papa: “Noi possiamo ringraziare il Signore per i benefici ricevuti, e riempire il vuoto dell’ingratitudine che lo circonda. Possiamo intercedere per le attese delle nuove generazioni e dare dignità alla memoria e ai sacrifici di quelle passate. Noi possiamo dire ai giovani paurosi che l’angoscia del futuro può essere vinta. Possiamo insegnare ai giovani troppo innamorati di se stessi che c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Non dimentichiamoci che a volte è più difficile ricevere che dare. Richiede grande umiltà per ricevere doni, anche doni di saggezza dai nostri nonni”.Papa Bergoglio termina con la nozione di lode come qualcosa che gli anziani possono fare meglio di molti altri. Invece, com’è brutto il cinismo di un anziano che ha perso il senso della sua testimonianza, disprezza i giovani e non comunica una sapienza di vita! Questo passaggio ci ricorda che noi moriamo quando abbiamo vissuto. Se non siamo grati per il grande dono della vita annunciamo di essere autosufficienti. Quando, in realtà, non lo siamo affatto! Le parole finali di Papa Francesco dicono tutto sull’armonia tra le generazioni: “Come vorrei una Chiesa che sfida la cultura dello scarto con la gioia traboccante di un nuovo abbraccio tra i giovani e gli anziani! E questo è quello che oggi chiedo al Signore, questo abbraccio!”. Che splendido itinerario spirituale Papa Francesco presenta ai nonni e agli anziani!
di Fra Mario Attard