La potenza della laude

Leggendo il Testamento di Francesco, troviamo questa bellissima frase: “E il Signore mi dette tale fede nelle chiese, che io così semplicemente pregavo e dicevo: ‘Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, anche in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo’”. La chiesa, ogni chiesa, è l’incontro dove s’incontra Dio. Francesco cercava spesso le chiese per incontrare Dio nella preghiera. E lì, davanti all’altare e al crocifisso, passò tante ore in preghiera. Come dice nella preghiera già menzionata nella introduzione di questa riflessione: “Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, anche in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo”. Il suo amore per il crocifisso è apparso già nei primi periodi della sua conversione. Quando andava a San Damiano a pregare dava i soldi al sacerdote per l’olio della lampada che stava proprio davanti al Crocifisso illuminandolo. In quanto alle chiese, Francesco aveva due preferenze speciali. La prima era San Damiano e la seconda Santa Maria degli Angeli. Infatti, essa divenne un tempio francescano dedicato alla lode a Dio e, secondo Francesco, esattamente lì devono essere i frati più santi.

Quando parla della qualità di vita vissuta a Santa Maria Degli Angeli, Tommaso Da Celano scrive così nella sua Vita Seconda di San Francesco:Vi era osservata in tutto una rigidissima disciplina: nel silenzio e nel lavoro, come pure in tutti gli altri ordinamenti della vita regolare. Nessun frate poteva entrarvi liberamente, se non quelli espressamente incaricati”. Raccolti qui da ogni parte, il Santo li voleva esempio di devozione a Dio e perfetti in tutto. Era assolutamente vietato l’accesso ad ogni secolare. Non voleva che i frati che qui abitavano, in numero ristretto, fossero solleticati dal prurito di notizie mondane e, interrompendo la contemplazione dei beni celesti, fossero trascinati dai cicaloni a occuparsi delle cose terrene. Non era permesso ad alcuno dire, in questo luogo, parole oziose, né riferire quelle dette da altri. Se uno, a volte, mancava in questo, veniva messo in guardia a non ripeterlo mai più da un castigo salutare. I frati, che vi dimoravano, erano impegnati giorno e notte nelle lodi divine, e conducevano una vita angelica, fragrante di soave odore (Cap.12,19).

Nel Testamento, il Poverello ricorda come la lode nella vita francescana era in perfetta sintonia con l’agire come chiesa nel suo ordine. Noi chierici dicevamo l’ufficio, conforme agli altri chierici; i laici dicevano i Pater Noster, e assai volentieri ci fermavamo nelle chiese. Ed eravamo illetterati e sottomessi a tutti. Nell’ufficio divino delle ore, è lo Spirito Santo che gli spinge a lodare il Padre coi salmi. Nella preghiera dei salmi Gesù, è il direttore di orchestra per eccellenza per il Padre. Nella Regola, troviamo: “E coloro che non sanno di lettere, non si preoccupino di apprenderle, ma facciano attenzione che ciò che devono desiderare sopra ogni cosa è di avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione, di pregarlo sempre con cuore puro e di avere umiltà, pazienza nella persecuzione e nella infermità, e di amare quelli che ci perseguitano e ci riprendono e ci calunniano, poiché dice il Signore: ‘Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano e vi calunniano; beati quelli che sopportano persecuzione a causa della giustizia, poiché di essi è il regno dei cieli. E chi persevererà fino alla fine, questi sarà salvo’” (Cap.10).

E lo Spirito di Dio che ci spinge a combattere contro lo spirito della carne. Dice la Regola Non Bollata ai predicatori dell’ordine:E siamo fermamente convinti che non appartengono a noi se non i vizi e i peccati. E dobbiamo, anzi, godere quando siamo esposti a diverse prove, e quando sosteniamo qualsiasi angustia o afflizione di anima o di corpo in questo mondo in vista della vita eterna. Quindi, tutti noi frati guardiamoci da ogni superbia e vana gloria; e difendiamoci dalla sapienza di questo mondo e dalla prudenza della carne. Lo spirito della carne, infatti, vuole e si preoccupa molto di possedere parole, ma poco di attuarle, e cerca non la religiosità e la santità interiore dello spirito, ma vuole e desidera avere una religiosità e una santità che appaia al di fuori agli uomini. È di questi che il Signore dice: ‘In verità vi dico, hanno ricevuto la loro ricompensa’. Lo spirito del Signore, invece, vuole che la carne sia mortificata e disprezzata, vile e abbietta, ricerca l’umiltà e la pazienza, la pura, semplice e vera pace dello spirito; e sempre desidera, soprattutto, il divino timore e la divina sapienza e il divino amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Cap.17).

Uno spunto interessantissimo che emerge dalle fonti francescane è quello di enfatizzare la laude come fonte di guarigione e consolazione del cuore. Nella Compilazione d’Assisi, c’è questo dettaglio intrigante quando si parla del conforto che Francesco ricevette quando soffrì dal dolore agli occhi a Rieti. All’epoca in cui Francesco era presso Rieti, alloggiando per alcuni giorni in una camera del Tebaldo Saraceno per motivo del suo male d’occhi, disse una volta a uno dei compagni che nel mondo aveva imparato a suonare la cetra: “Fratello, i figli di questo secolo non sono sensibili alle cose divine. Usano gli strumenti musicali, come cetre, arpe a dieci corde e altri, per la vanità e il peccato, contro il volere di Dio, mentre nei tempi antichi gli uomini li utilizzavano per la lode di Dio e il sollievo dello spirito. Io vorrei che tu acquistassi di nascosto una cetra da qualche onesto uomo, e facessi per me una canzone devota. Ne approfitteremmo per accompagnare le parole e le lodi del Signore. Il mio corpo è afflitto da una grande infermità e sofferenza; così, per mezzo della cetra bramerei alleviare il dolore fisico, trasformandolo in letizia e consolazione dello spirito” (n. 24).

Infine, la laude ci fa perdonare. Nel Cantico delle creature, ci dice:Laudato sii, o mio Signore, per quelli che perdonano per amor tuo e sopportano malattia e sofferenza. Beati quelli che le sopporteranno in pace, perché da te saranno incoronati”. La potenza della laude ci fa uniti con Dio, con i nostri fratelli e sorelle, ci consola il nostro cuore nei momenti di grande sofferenza e, soprattutto, ci fa perdonare.

di Fra Mario Attard