Dolly e la sua ultima regina

Nella stagione venatoria, tutto mi era andato male. Dopo l’apertura d’agosto, la setterina Dolly si era ammalata e, quindi, fui costretto a restare a casa. Cominciò il pellegrinaggio da un veterinario ad un altro per conoscere il male occulto del cane che non mangiava e perdeva il pelo. Avevo, ormai, perso la speranza, dopo tantissime cure inutili, quando un giovane veterinario calabrese, fatto l’esame del midollo sternale, diagnosticava una terribile malattia: Leishmaniosi. C’era da rassegnarsi al peggio, ma il veterinario insistette con le cure, anzi i primi cicli li fece lui stesso. Dolly, dopo il primo ciclo, si era già ripresa, mangiava, aveva ripreso vivacità. Venne novembre e con esso l’appuntamento con le regine del bosco. Senza cane disertai e declinai le prime uscite con il gruppo, ma a metà novembre, con l’arrivo degli amici del Club della Beccaccia, non potei farne a meno. L’incontro a Monte Soro e a Villa Miraglia è un rito annuale che tutti noi siciliani abbiamo a cuore. La gara del Club mi vide spettatore e resocontista per i giornali, anche se avevo portato Dolly per una passeggiata, suggerita dallo stesso veterinario. Vidi il setter vivace e quasi in forma, ma non la forzai. La settimana dopo mi unii al gruppo di Ennio, Franco ed Angelo, al nostro posto del Maulazzo.

Al mattino, invece di aggregarmi al gruppo, scelsi un posticino non molto impegnativo per andare a caccia da solo, con Dolly. Il tempo era meraviglioso, come se già a dicembre potessimo godere di un’eterna primavera, l’aria fine e piena di odori, il bosco del colore dell’oro vecchio, i sentieri tappezzati di foglie e Dolly che sfrecciava a destra e a sinistra del sentiero ad altissima velocità, ritornando spesso a cercarmi ed a rubare una carezza, per poi partire e sparire nel folto, udibile solo con lo scampanellio del bubbolo. Quella mattina ero in uno stato d’animo sereno, m’immergevo nella natura e godevo del suo splendore; ad un ruscello limpido e chiaro mi ero chinato per bere, quando, per il senso di allarme insito nel cacciatore, notai di non sentire più il bubbolo di Dolly che era sparita al di là di un puntalino che scendeva a valletta. M’inerpicai, celermente, per la piccola salita e, guardando nella depressione, vidi Dolly con la tipica espressione d’attenzione; sembrava mi guardasse, invece era ferma su un cespuglietto ai piedi di un faggio, tra me e lei non più di dieci metri.

Avanzai di due passi, ed il bosco esplose: dal cespuglio si involò una magnifica beccaccia che un raggio di sole, penetrato tra gli alberi, illuminò in tutto il suo splendore, dalla coda al petto. Istintivamente, imbracciai e l’ebbi sulla punta del fucile… era già mia. Ma non sparai. Era troppo splendida. Mi sentii mormorare “Vai Regina…Vai libera per Dolly”. Richiamai il cane e mi avviai. Per questa stagione quella sarebbe stata l’ultima beccaccia di Dolly.

di Armando Russo