Nel Colibrì di Veronesi: L’uomo del futuro

Sandro Veronesi ha vinto il premio Strega 2020 con il romanzo dal titolo Il Colibrì. L’autore affida alle prime pagine i tratti di un moderno dramma borghese, ma la narrazione cresce, gradualmente, sino a farsi veicolo di un messaggio potentissimo: prefigurazione e auspicio per una futura umanità che si rinnova. Il colibrì è Marco Carrera: il giovane cresce, lentamente, e deve districarsi tra complesse vicende familiari. I genitori Probo e Letizia scelgono di allevare i figli nell’infelicità del loro matrimonio, la sorella Irene si suicida giovane e il fratello Giacomo sarà per lui l’eterno rivale di una vita. Una volta cresciuto Marco sposa Marina donna fragile, d’indole psicotica, succube delle sue dipendenze. Il matrimonio poggia su reciproche bugie e tradimenti. Peserà più di ogni colpa l’amore di Marco per Luisa, una passione mai consumata, ma inseguita per una vita intera e testimoniata da lettere e messaggi struggenti. Marco e Luisa due mondi distanti: lui come il Colibrì si affanna per rimanere fermo e uguale a se stesso, invece, Luisa è la gazzella sempre pronta a correre ogni volta verso una direzione diversa. Entrambi cavalcano la loro esistenza con sovrumani sforzi: Marco intento, eroicamente, a salvare tutto ciò che crolla intorno a lui e Luisa sempre pronta a distruggere per lasciar posto nemmeno lei sa a cosa. Marco non prende decisioni, Luisa ne prende troppe, così finiscono per perdersi pur non essendosi mai, veramente, trovati.

Mentre il precario equilibrio di queste relazioni si sfalda, Marco alleva con amore la figlia Adele sino al giorno in cui un incidente la strappa alle cure paterne. Marco, sino a quel momento era sopravvissuto a ogni perdita, adesso senza Adele è difficile trovare nuove motivazioni e a nulla vale la psicanalisi verso cui Marco nutre da sempre un atteggiamento di significativa diffidenza. A metterlo sulla strada giusta è lo psichiatra dell’ex moglie, il dottor Carradori che lo esorta a concentrarsi sui desideri e a compiere gli sforzi necessari per continuare a vivere e trasmettere alla nipote Miraijin il senso autentico dell’esistenza. Così, Marco riprende la sua frenetica attività di giocatore d’azzardo a cui era stato iniziato dall’amico di sempre, un certo Duccio che godeva della fama di portare sfortuna. Quando si ritrovano, dopo molti anni, al tavolo da gioco del signor Tamburini, Duccio è, ormai, uno iettatore di professione, assoldato per causare la sua disfatta. Tuttavia, Marco non cede il passo, lascia la nipotina con la febbre a dormire nell’amaca dello studio adiacente e, in barba al più nero dei pronostici, riduce sul lastrico il suo rivale. La vittoria conduce Marco all’illuminazione: rinuncia alla vincita, alla dipendenza dal gioco e decide di dedicarsi, esclusivamente, alla nipote. È lei, l’uomo del futuro, una bimba dai tratti somatici inusuali, bellissima per la sua atipicità. Il compito di Marco è preservarla affinché il suo destino si compia, a lei affida il programma ‘Ricorda il tuo futuro’: una lotta nella Rete per salvare le nuove generazioni dal fallimento dei loro genitori.

Qui, si snoda l’invettiva che l’autore affida alle parole di Marco: quella lotta tra verità e le libertà pericolose degli adulti che preferiscono scegliere sempre ciò che si preferisce (…) di perseguire solo e soltanto il proprio interesse (…), mentre altri lotteranno nella vita reale, Adele dovrà combattere nella Rete, cioè nel campo avverso, il bacillario nel quale proliferano le metastasi della libertà (…) e avrà il compito di difendere e mantenere lì, nella Rete (…) con discernimento (…) la normalità che sta scomparendo. Spetta a una giovane donna il compito di essere l’uomo del futuro, di continuare a testimoniare che il mondo è stato un posto bello, sano accogliente, colmo di doni che non costano nulla e che potrebbe esserlo ancora. Sarà l’esempio di Miraijin a trascinare la nuova generazione in questa impresa epocale: i figli si staccheranno dai propri genitori, li combatteranno se necessario e penseranno al plurale (…) e la cultura sarà al primo posto tra i loro interessi e si cercheranno, si troveranno, si uniranno e resteranno uniti e, in tanti, sapranno cosa fare, mentre il mondo vecchio starà morendo. Tutta la liricità della narrazione si consuma in questo inno alla speranza, che commuove e smorza la condanna puntuale, dettagliata e meticolosa del popolo della Rete, una sferzata che irrompe con forza nel romanzo e a cui Veronesi dedica un intero capitolo ‘L’uomo nuovo (2016-29)’, il più significativo e toccante dell’intera opera. Le ultime pagine sono dedicate, ancora una volta, a Marco che, anziano e malato, decide di pianificare la sua eutanasia. In quell’occasione, il mondo intorno a lui si ricompone, la vecchia casa al mare si popola, tornano Giacomo, Luisa, Marina con sua figlia, il dottor Carradori e gli amici fidati di Miraijin. Si conclude così la vita di Marco tra abbracci, riconciliazioni e con un bacio a Luisa; gli sopravviverà quel mondo d’affetti per cui ha, faticosamente, lottato una vita intera, nella speranza di poter ricucire gli infiniti strappi della vita; resistendo a quella forza d’urto contro cui aveva sempre lottato per non lasciarsi spostare, nel tentativo eroico di non lasciare gli altri indietro, ma portarseli appresso.

di Tiziana Santoro