L’opera della Chiesa nel terremoto del 1908

Mons. Ignazio Cannavò

L’indimenticabile arcivescovo mons. Ignazio Cannavò ha scritto un luminoso, prezioso saggio, sull’opera della Chiesa nel terremoto del 28 dicembre 1908. L’indimenticato presule, con ricca documentazione, ricorda i protagonisti di quest’opera incontestabile. Smentisce con il resoconto dei fatti, i detrattori ed i calunniatori, gli anti-clericali che hanno accusato la Chiesa di inerzia, e con sfacciata velenosità di non aver fatto nulla per soccorrere i terremotati. L’accusa venne, addirittura, dal ministro della Marina, l’on. Mirabello. Quest’accusa suscitò sdegno e forti proteste e fu rintuzzata punto per punto, dalla Stampa cattolica, specialmente, dalla “Civiltà Cattolica”, che ha reso onore alla Verità, affermando che gli uomini di Chiesa non furono da meno degli altri.

Fra tutti, campeggia l’arcivescovo D’Arrigo, ritto, impietrito, imperterrito, fra mucchi di mine e di stragi. Eppure, su questo grande arcivescovo, autentico eroe messinese, che non volle muoversi dal Palazzo Arcivescovile, che ha salvato Messina dalla distruzione totale, proposta dal generale Mazza, ed è risorta per merito suo, si è buttata un’ombra infamante. In un articolo, difatti, sull’on. Micheli, un deputato cattolico è entrato, purtroppo, nel dimenticatoio, mentre dovrebbe essere ricordato dai messinesi, perché è stato uno dei protagonisti laici, insieme ad Attilio Salvatore, dell’Opera della Chiesa.

Ebbene, in quest’articolo a dire il meno diffamatorio, s’ironizza sull’on. Micheli, definendolo “il buon deputato clericale” e sull’arcivescovo, affermando, con la consueta falsità, che “il degno prelato” nelle ore della tragedia, nessuno incontrò, nessuno vide, ma che poi, è giunto a tempo, per farsi fotografare, con un gruppetto di bambini sostenuti dalla carità altrui. Ben altri sono i personaggi adusi a tali infamità, non certo questo gigante della chiesa mamertina, alle cui orecchie non possono neanche giungere le bassezze settarie di questi nani morali. Un altro grande protagonista della Carità è stato Sant’Annibale Maria Di Francia. Il compianto mons. Cannavò mette, giustamente, in risalto nel suo prezioso Saggio, l’Opera del Vescovo di Acireale, mons. Arista, il primo vescovo che giunse a Messina, subito dopo il cataclisma, per portare il suo conforto all’arcivescovo D’Arrigo, che trovò in lacrime e stanco e fece la spola e si prodigò, veramente.

Memorabile la sua lettera pastorale in cui esortava i Fedeli a trarre profitto spirituale dalle sofferenze che Dio aveva permesso con il terremoto, per convertirsi ad una vita cristiana autentica. Parole troppo dure per le molli orecchie dell’uomo contemporaneo, abituato a puntare il dito accusatorio contro il Signore. Un altro grande protagonista è stato San Luigi Orione, “il folle di Dio”, il Padre dei terremotati, “il suo cuore si mosse, subito, a misericordia” pensando alle sofferenza dei superstiti, specialmente, dei bambini orfani. Arrivò a Messina e iniziò la sua Opera nel 1909, nominato vicario generale, ha lasciato un’orma indelebile.

Molto interessante il capitolo quinto del Saggio, non c’è dubbio che il terremoto è stato l’epilogo di una campagna di odio, di persecuzione contro la Chiesa, per mezzo della Stampa, come il giornale, il cui nome è tutto dire, il “Lucifero” che portava, per sottotitolo i versi dell’“Inno a Satana” del Carducci, ed “Il Mefistofele”, altro campione editoriale di irreligione, che riportava una poesia satirica in cui si tirava in ballo Gesù Bambino. Questa poesia termina con questi versi che sono una sfida blasfema prima ancora che contro Dio, contro l’uomo: “Tu che sai, non sei ignoto/ manda a tutti un terremoto!”. Due giorni dopo, ci fu il terremoto. Con Dio non si scherza, ha scritto l’insospettabile quanto a simpatie cattoliche, “The Times” di Londra.

Padre Caudo, un altro protagonista, grande latinista e grecista, direttore della “Scintilla” che fu un Foglio di battaglia e di avanguardia che contrastò la canea antistiana, cui assestò duri e formidabili colpi, ha dichiarato che il terremoto fu un tremendo castigo di Dio! Anche Sant’Annibale Maria Di Francia, attraverso il suo Foglio “Dio e il Prossimo” non meno battagliero, ha dato tale giudizio, anzi l’ha previsto. Difatti, dal pergamo della nostra Cattedrale, era Lui Canonico, l’ha annunziato chiaramente, il 16/11/1905: “Il Signore mi ha scelto per prepararvi allo scoppio della folgore divina, su questa peccatrice città”. Ha invocato il Signore il grande Santo e gli ha offerto il sacrificio della sua vita: “Ah, potesse, o Signore, bastarvi il sacrificio della mia vita, perché questa città sia salva!”. Ha, poi, affermato: “Ninive non fu distrutta perchè fece penitenza, Messina non la fa, ciò vuol dire che per la città, non vi è scampo e il castigo è imminente!”. Non c’è da discutere, dopo queste profetiche parole del nostro grande Santo! Tutti i mali, del resto, afferma il “Buon Pastore”, mons. Cannavò, sono, in fondo, castighi di Dio per le colpe ed i peccati degli uomini.

Sul problema del male, il compianto arcivescovo ha scritto pagine ricche di sapienza teologica. È da meditare il prezioso Saggio… Lo chiude, il venerato presule, come un suggello. Con l’esortazione del grande arcivescovo mons. Paino, che ha proseguito l’Opera di mons. D’Arrigo, ed è stato definito “Il Muratore di Cristo”, perché ha fatto risorgere la nostra Città dalle macerie: “Dilettissimi figli, mettete da parte le divisioni ed i personalismi e stringetevi, sotto il Manto della nostra Protettrice, la Madonna della Lettera, in un cuore solo e un’anima sola!”.

di Alfonso Saya