La leggenda del Pettirosso

Il 24 novembre è la data del mio compleanno. Anticipo la sveglia, mancano ancora alcuni minuti alle sette. Mi alzo e mi affaccio alla finestra sul giardino: è un’alba limpida, colorata e radiosa; quante ne ho viste e sempre rimango incantato dalla nascita di un nuovo giorno.

Nel giardino, da un grosso cespuglio di rampicanti sento un canto: è lui, il Pittirri, il primo uccello a svegliarsi e a cantare. Puntuale, è come una sveglia per gli altri pennuti alati, che lo seguono nel canto. I naturalisti lo chiamano “il concerto di Dio”. Il pettirosso, che ha scelto di vivere nel giardino di casa mia, a ridosso di un cespuglio di piante ornamentali e di edera, viene fuori e non mi teme, anzi, curioseggia guardandomi, spostandosi ora a destra ora a sinistra.

È un amico molto caro a Gesù e all’uomo. Una leggenda narra che un piccolo uccello, trovandosi di fronte al Cristo in croce sul Golgota e vedendo la Sua sofferenza aggravata dalla corona di rovi, con le spine conficcate sulla fronte, lui così piccolo s’ingegnò ad alleviare un poco la sofferenza del Nostro Padre Eterno, Gesù, che, armeggiando con il suo minuscolo becco, riuscì a togliere una spina dalla fronte di Cristo e nell’operazione il sangue che uscì macchiò, indelebilmente e per sempre, il petto e la gola dell’uccelletto e, così, dei suoi discendenti, e fu da quel giorno che si chiamò “Pettirosso” (Pittirri per noi).

Tempo fa, un Pettirosso s’insediò, stabilmente, nel mio giardino, in Messina, nei primi giorni di ottobre e subito ne reclamò il possesso con il suo fiero canto territoriale che non cessò di emettere, neppure nei giorni più freddi. Nelle avverse condizioni climatiche si limitava a brevi “canti” modulati nelle ore più calde della giornata. Alle prime luci dell’alba, era già in movimento ed esaminava, accuratamente, il terreno circostante in cerca di cibo.

La mia presenza alla finestra, anziché intimorirlo lo rendeva ancora più spavaldo e curioso: era diventato un inquilino fisso! Ma.. lo sento cantare? Forse sogno! Quest’alba serena, il mio compleanno, i ricordi di albe sui monti, i boschi e le valli che mi mancano tanto. Comunque, i primi auguri me li fa il pettirosso, poi la mia Lia mi chiama e mi abbraccia, ricomincia la giornata e continua la vita. C’è la famiglia! Coraggio, si va avanti!

di Armando Russo