In occasione degli 800 anni dell’approvazione della Regola di san Francesco, tecnicamente chiamata Regola Bollata, occorre fare delle riflessioni semplici sulla sua importanza non soltanto per noi frati, ma per il mondo intero. “La Regola e vita dei frati minori è questa, cioè osservare il santo Vangelo”. Questo è il sogno che Francesco aveva, cioè il vivere del vangelo, la buona notizia. La Regola è un testo frutto di una rivelazione divina, ma ha una storia redazionale. Basta uno che menziona tre date importanti nella storia di questa redazione, vale a dire il 1209, 1221 e 1223. La Regola per noi francescani è la magna carta di chi dobbiamo essere. Interessante notare la fatica che ebbe Francesco di accettare un altro testo al posto dell’altra regola, La Regola non Bollata del 1221. Lo stile che la Regola Bollata contiene è aperto ed evangelico. In essa, ci sono poche indicazioni precise a vantaggio di un testo ‘spirituale’ che è pieno del sogno evangelico che aveva Francesco. La Regola di Francesco aveva poche cose precise. Essa ha un linguaggio di esortazioni spirituali, metafore e parallelismi. I tre grandi temi che la Regola Bollata affronta sono raggruppati in ben dodici capitoli. Il primo tema è l’identità evangelica personale (Rb I-III).
Il secondo, la Regola pensa a creare la familiarità tra noi frati (Rb, IV, VII, X). Infine, la Regola ci carica ad annunciarla agli altri con la pace (IX, XII). L’identità evangelica della Regola di san Francesco sta nel fatto che essa è la vita dei frati minori. I frati sono chiamati ad osservare e stupirsi proprio dal Santo Vangelo del Nostro Signore Gesù Cristo. La Regola ci invita a essere stabili nella fede cattolica, ad osservare la povertà, l’umiltà e il Santo Vangelo che abbiamo fermamente promesso. Quanto è essenziale lo spirito di umiltà con il quale i frati debbono osservare il Vangelo! Nel secondo capitolo, Francesco dice così: “Li ammonisco, però, e li esorto a non disprezzare e a non giudicare gli uomini che vedono vestiti di abiti molli e colorati, ed usare cibi e bevande delicate, ma piuttosto ciascuno giudichi e disprezzi se stesso”. Poi, nello stesso capitolo, ma questa volta nella Regola Non Bollata, Francesco esorta: “E anche se sono tacciati da ipocriti, tuttavia non cessino di fare il bene; né cerchino vesti preziose in questo mondo, perché possano avere una veste nel regno dei cieli”.
La Regola Bollata cerca a creare familiarità tra noi frati. Questa familiarità è espressa nel linguaggio materno. Nel sesto capitolo troviamo così: “E ciascuno manifesti con fiducia all’altro le sue necessità, poiché se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, con quanto più affetto uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale?”. Poi, come un servo, dice il decimo capitolo della Regola: “E ovunque ci siano dei frati che sapessero e conoscessero di non potere spiritualmente osservare la Regola, debbano e possano ricorrere ai loro ministri. E i ministri li accolgano con carità e benevolenza e mostrino ad essi tanta familiarità che quelli possano parlare e fare con essi, così come parlano e fanno i padroni con i loro servi; infatti, cosi deve essere, che i ministri siano i servi di tutti i frati”. La Regola ci fa del frate minore un esempio vivente di perdono. Il settimo capitolo dice: “E devono guardarsi di non adirarsi né risentirsi per il peccato commesso da un frate, poiché l’ira e il risentimento impediscono in sé e negli altri la carità”. In conclusione, la Regola ci fa anche uno strumento per annunciarla agli altri con la pace. Il Testamento di san Francesco già indica questo fatto assai importante: “Ed eravamo illetterati e sottomessi a tutti … Il Signore mi rivelò che dicessimo questo saluto: Il Signore ti dia la pace!”. La Regola diventa una strategia di pace. Il terzo capitolo ci dice: “Quando vanno per il mondo, non litighino, ed evitino le dispute di parole, né giudichino gli altri; ma siano miti, pacifici e modesti, mansueti e umili, parlando onestamente con tutti, così come conviene. E non debbano cavalcare se non siano costretti da evidente necessità o infermità. In qualunque casa entreranno, prima dicano: ‘Pace a questa casa’”.
La predicazione dei frati deve essere umile. Nel diciassettessimo capitolo della Regola Non Bollata Francesco dice: “Per cui scongiuro, nella carità che è Dio, tutti i miei frati occupati nella predicazione, nell’orazione, nel lavoro, sia chierici che laici, che cerchino di umiliarsi in tutte le cose, di non gloriarsi, né godere tra sé, né esaltarsi dentro di sé delle buone parole e delle opere anzi di nessun bene che Dio dice, o fa o opera talora in loro e per mezzo di loro”, secondo quello che dice il Signore: “Non rallegratevi però in questo, perché vi stanno soggetti gli spiriti”. Lo spirito di sottomissione è vitale per annunciare la Parola agli altri. Il sedicesimo capitolo della Regola Non Bollata dice: “I frati poi che vanno fra gli infedeli, possono comportarsi spiritualmente in mezzo a loro in due modi. Un modo è che non facciano liti o dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio a e confessino di essere cristiani”. Che grazia ricevere questa Regola e, con l’aiuto divino, si riesce a viverla. Chissà, forse è arrivato il momento di dare un po’ di speranza a questo mondo assai malato dall’individualismo ed egoismo con il calore misericordioso della fraternità evangelica proposta da san Francesco d’Assisi 800 cento anni fa.
di Fra Mario Attard