La vita è davvero una continua sorpresa. Recentemente, ho avuto la grazia di incontrare una persona che ha fatto i suoi studi su uno dei grandi teologi e mistici meno conosciuti nell’ambito cattolico, il sacerdote Maurice Zundel. Maurice Zundel, nacque il 21 gennaio 1897 a Neuchâtel, nella Svizzera francese. Egli fu ordinato sacerdote nella diocesi di Losanna-Ginevra nel 1919, fu nominato vicario della parrocchia Saint-Joseph (Ginevra), nel quartiere operaio di Eaux-Vives, fino al 1925. Il suo vescovo, mons. Besson (1876-1945), lo inviò a Roma per approfondire la sua conoscenza. Nel 1927, conseguì il dottorato in Filosofia presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino, Angelicum, con una tesi sull’influenza del nominalismo sul pensiero Cristiano. Fu proprio durante il suo soggiorno a Roma, esattamente nel 1926, che conobbe don Giovanni Battista Montini, il futuro papa san Paolo VI. Al suo ritorno da Roma, nel settembre 1927, gli fu rifiutata la ripresa del suo ministero presso la Parrocchia di Saint-Joseph e, invece, fu inviato questa volta in Francia. Dopo alcuni mesi a Charenton, divenne cappellano dei Benedettini, in rue Monsieur a Parigi, fino al luglio 1929. Fu lì che vide padre Montini soggiornare a Parigi per perfezionare la sua conoscenza della lingua francese presso l’Alliance française. Da questa amicizia spirituale, mantenuta attraverso gli scritti di Maurice Zundel, nacque l’invito del papa san Paolo VI a predicare gli esercizi spirituali quaresimali per la curia romana nel 1972. Tuttavia, il suo stile di vita, caratterizzato in particolare dalla povertà radicale alla Scuola di San Francesco, fu spesso incompreso dai suoi superiori e soffrì molto per le misure di distanziamento che sentiva nei suoi confronti. Infatti, lo sentiva come un esilio. Dal 1946, dopo il ritorno dall’Egitto dove aveva trascorso il periodo della Seconda Guerra Mondiale, si stabilì definitivamente nella Parrocchia del Sacro Cuore a Ouchy (Losanna). Don Maurice visse lì per trent’anni come semplice sacerdote ausiliare, senza mai ricevere responsabilità pastorale. Da allora in poi, condusse una vita di predicatore e conferenziere che lo portò dalla Svizzera alla Palestina, all’Egitto e al Libano.
Scrittore, poeta e conferenziere, Maurice Zundel ha pubblicato una trentina di libri. L’Académie française gli conferì il premio Juteau-Duvigneaux, nel 1938, per le sue opere Il Vangelo interiore e Il poema della Santa Liturgia. Zundel morì il 10 agosto 1975 a Ouchy (Losanna) Parrocchia del Sacré-Cœur. Il pensiero di Zundel è sia mistico che etico. Il pensiero di Zundel sull’uomo, la sua concezione ‘antropologica’, è strettamente inseparabile dalla sua teologia. Come tale è realistica, semplice e luminosa. Il misticismo di Zundel è orientato alla liberazione dei determinismi biologici attraverso l’intervento dello Spirito nell’arte, nella scienza e, soprattutto, nella religione. Per lui, il dono o il sacrificio di sé è un atto gioioso di comunione e non una triste rinuncia. Afferma che l’uomo diventa persona libera solo liberandosi radicalmente dalla sua condizione di individuo biologico. Riprendendo la formula cosiddetta di Rimbaud (anche se non è affatto di lui) “non si nasce liberi, si diventa liberi”, Zundel le attribuisce un significato filosofico e mistico incentrato sull’alterità, secondo il quale la libertà si ottiene attraverso la totale disappropriazione di sé sul modello trinitario. È allora che l’io è un altro attraverso l’incontro con il tu. La liberazione è, dunque, il passaggio dall’uomo reale all’uomo possibile, dall’individuo alla persona. La persona è l’uomo possibile o libero. L’individuo è il vero uomo schiavo dei determinismi cosmici.
La mistica di Zundel si fonda sulla meditazione trinitaria del dono infinito di ciascuna delle tre Persone divine verso le altre due. La dottrina trinitaria è, quindi, la meditazione di una circolazione infinita d’Amore tra le tre persone. Infine, si evidenzia il concetto di un Dio Amore, secondo il quale Dio non è un Dio vendicativo, ma un Padre tenero che ama e perdona. Non è un faraone né un sovrano, è un uomo-dio che ama e soffre nella persona di Cristo. Da un punto di vista etico, Zundel fonda una ‘morale della liberazione’ in rottura con le morali dell’obbligo o del dovere. La morale della liberazione non è una morale dei tabù o dei divieti. Essa consiste nel superare se stessi attraverso il dono infinito di sé. Per Zundel, infatti, l’uomo ritrova se stesso solo perdendosi con gioia, disappropriandosi completamente di se stesso. Questo preparatissimo sacerdote e teologo cattolico svizzero di lui è stato detto che si trova ‘al crocevia tra la teologia protestante e cattolica e la filosofia esistenziale e personalismo’. Assiaggiamoci ora un pezzettino del suo bellissimo e profondissimo pensiero. “È dallo spirito di possessione che nasce ogni conflitto”. “Solo il silenzio rivela la profondità della vita”. “Se potessimo dare gioia agli altri, avremmo realizzato il Vangelo”. “La santità è essere la gioia degli altri”. “Si tratta di gettarci nel cuore dell’umanità di oggi per scoprire la perla del Regno”. “Dio non ci chiede di rinunciare ai nostri istinti. Ma essi devono essere purificati affinché siano perfettamente completi”.
di Fra Mario Attard