I primi esemplari del genere Homo allattavano al seno i loro figli fino a 3 o 4 anni, ovvero per periodi più lunghi rispetto a quanto non facessero i loro ‘parenti’ vissuti nello stesso periodo e ora estinti. A rivelarlo, sono i risultati di uno studio pubblicato sulla Rivista Science Advances, che analizza i denti fossilizzati. Il team di ricercatori dell’Università di Bristol (Regno Unito) e di Lione (Francia) ha studiato 40 denti provenienti da esemplari di Homo (da cui deriva anche l’Homo sapiens, cioè l’uomo moderno), di Paranthropus robustus e di Australopithecus africanus, due specie di ominidi estinti circa un milione di anni fa. Nei tre gruppi, è stata misurata la percentuale degli isotopi di calcio stabili nello smalto dei loro denti, che sono connessi dell’assunzione di latte materno da parte dei bambini.
Hanno, così, dimostrato che la prima progenie Homo è stata allattata al seno fino all’età di circa 3-4 anni, e questo, probabilmente, ha avuto un ruolo nell’apparizione di tratti specifici dello sviluppo del cervello. Al contrario, i neonati di Paranthropus robustus, così come i neonati di Australopithecus africanus, nel corso dei primi mesi di vita hanno smesso di bere proporzioni considerevoli di latte materno. Queste differenze nello svezzamento, “probabilmente, hanno giocato un ruolo importante nell’evoluzione, essendo associate con le dimensioni e la struttura dei gruppi sociali, lo sviluppo del cervello e la demografia”, spiega uno dei principali autori, Theo Tacail della School of Earth Sciences dell’Università di Bristol. (Ansa)