Quando si perde la fiducia nelle istituzioni, quando strateghi continuano a manovrare cervelli e non si accorgono del disgusto che provocano, della rabbia, della nausea che sale, del dolore della gente per non avere ricevuto il riconoscimento della propria intelligenza, né il rispetto per la sensibilità e la dignità, muore la società civile. Quando il gioco sporco continua, quando l’ipocrisia, la disonestà e il cinismo toccano il fondo, lo sfascio è vicino. Quando di una città, di un paese, di un villaggio, restano solo gli scheletri, le ossa nude spolpate dai ricchi, che vogliono diventare straricchi, quando la disaffezione per i sistemi operativi pubblici aumenta e gli scandali e la corruzione annientano il cittadino che non trova risorse, né risposte alle proprie esigenze, anche a livello di microstrutture, si è alla fine. Quando manca il dialogo con i giovani, quando la cultura non promuove valori, quando l’orgoglio di essere figlio di una città viene calpestato e si è costretti ad emigrare, non c’è più storia. Sono più di 100mila i giovani che lasciano il Sud.
Oggi, parte Mariella dalla Calabria per il nord, domani sarà la volta di Antonio, Marco, Alessandra e Valerio dalla Sicilia…e, poi, sarà la volta di tanti altri giovani che lasceranno la loro città per cercare, in un altrove nebuloso e lontano, il lavoro. Il sud manterrà le sue bellezze paesaggistiche, che gli sono state donate da Dio, ma perderà la bellezza e l’intelligenza dei suoi giovani. Non potrà vantarsi, il sud, di avere saputo costruire il loro avvenire, di averli saputi custodire, di avere amato i suoi figli come tante madri che darebbero per loro la vita.
di Domenica Timpano