La vita di Rembrandt Harmensz van Ring, considerato uno dei più grandi maestri barocchi per la pittura e l’incisione, nato a Leida nel 1606, deceduto ad Amsterdam nel 1669, è stata segnata da una forte passione per l’arte, ma anche da gravi lutti e difficoltà di carattere economico. Figlio di un mugnaio, all’età di 14 anni, dopo avere frequentato la scuola latina, si iscrisse all’Università di Leiden, che abbandonò per dedicarsi all’arte. Ebbe come maestri Jacob van Swanenburch e, poi, ad Amsterdam, Pieter Lastman. A soli 22 anni, ebbe i suoi primi allievi, tra cui il famoso Gerrit Dou. Nel 1634, sposò Saskia van Uylenburgh, dalla quale ebbe quattro figli. Conobbe, in quel periodo, mercanti d’arte e mecenati che lo spinsero ad arricchire la sua produzione con ritratti e opere mitologiche e religiose come quello di Nicolaes Solchi (Frick Collection, New York) e L’accecamento di Sansone (1636, Städelsches Kunstinstitut, Francoforte) che sono custoditi presso musei e collezioni private. Tragedie personali, la morte della moglie e di tre dei suoi figli, segnarono la sua vita, profondamente.
La seconda moglie, Hendrickje Stoffels, già sua governante, divenne il modello per molti suoi quadri. Nonostante il successo come artista e insegnante, le sue condizioni economiche peggiorarono e fu costretto a dichiarare bancarotta. Nel 1663, morì la sua amata Hendrickje, nel 1668, a soli 27 anni di età, morì Tito il suo quarto figlio. Il 4 ottobre del 1669, Rembrandt, distrutto dal dolore, morì ad Amsterdam. Tra i suoi capolavori ricordiamo: La sposa ebrea (1665), I Sindaci della Gilda Cloth (1661, Rijksmuseum, Amsterdam), Betsabea (1654, Louvre, Parigi), Giacobbe benedice i figli di Giuseppe (1656, Staatliche Gemäldegalerie, Kassel, Germania), e un autoritratto (1658, Frick Collection).
di Domenica Timpano