Messina – Rinasce la ‘Natività’ del Caravaggio realizzata dall’artista Alex Caminiti

Rinasce la ‘Natività’, l’opera olio su tela (268×197) di Michelangelo Merisi da Caravaggio, trafugata a Palermo, nell’oratorio di San Lorenzo, nella notte tra il 17 e il 18 ottobre 1969 dalla mafia. Un grande lavoro eseguito dal collettivo d’arte indipendente GAS, firmato con l’acronimo AC4677. L’opera, realizzata dall’artista messinese di fama internazionale Alex Caminiti, vuole essere monito e simbolo della lotta contro la mafia e a tutte le organizzazioni criminali che vogliono distruggere l’Arte, la Cultura e la Bellezza del mondo. La riproduzione fedele del maestro Caminiti sarà visibile dopo le festività pasquali, nella chiesa di Santa Maria Alemanna a Messina. La sparizione del capolavoro colpirà Leonardo Sciascia, fornendogli lo spunto per il suo ultimo racconto, ‘Una storia semplice’.

Le varie teorie sul destino dell’opera

Una delle ipotesi dice che, dopo diversi tentativi di vendita andati a vuoto, probabilmente, per le precarie condizioni della tela, questa sarebbe stata seppellita nelle campagne di Palermo, insieme a eroina e dollari, dal boss Gerlando Alberti. Ma nel luogo indicato dal pentito Vincenzo La Piana, nipote di Alberti, la cassa di ferro con la tela non fu trovata. Un’altra notizia arrivò, nel 1980, dallo storico e giornalista britannico Peter Watson. Watson dichiarò che a Laviano, in provincia di Salerno, ebbe un contatto con un mercante d’arte che gli propose la ‘Natività’. L’incontro con i ricettatori, fissato per la sera il 23 novembre, coincise con il grande terremoto che devastò la regione e, dunque, non avvenne mai. Poi, il collaboratore di giustizia Francesco Marino Mannoia dichiarò a Giovanni Falcone di essere uno degli autori materiali del furto e che, nello staccare la tela e nell’arrotolarla, questa si sarebbe danneggiata, irrimediabilmente. A ciò, sarebbe seguita, quindi, la distruzione dell’opera. Il Nucleo Tutela del Patrimonio Artistico dei Carabinieri accertò, però, che il furto di cui parlava Mannoia riguardava un altro quadro, attribuito a Vincenzo da Pavia, collocato in una chiesa attigua.

Nel 1996, Giovanni Brusca riferì che il dipinto sarebbe, invece, stato riconsegnato in cambio di un alleggerimento dell’applicazione dell’articolo 41 bis. Lo Stato italiano rifiutò l’offerta. Un altro pentito, Salvatore Cancemi, dichiarò che la ‘Natività’ sarebbe stata esposta durante alcune riunioni della ‘Cupola’ quale simbolo di potere e prestigio. Nuove informazioni sul destino del dipinto sono arrivate il 9 dicembre 2009, quando, durante una deposizione in tribunale, il pentito di mafia Gaspare Spatuzza riferisce che la ‘Natività’ sarebbe stata affidata, negli anni Ottanta, alla famiglia Pullarà (capimafia del mandamento di Santa Maria del Gesù). I Pullarà avrebbero nascosto l’opera in una stalla fuori città, dove, senza protezione, fu rosicchiata da topi e maiali. I resti della tela sarebbero stati, poi, bruciati. Dopo mezzo secolo dalla scomparsa, un’altra ‘verità’ venne alla luce. Rocco Benedetto, il parroco dell’oratorio, dichiarò, prima della sua morte avvenuta nel 2003, che il boss Gaetano Badalamenti lo contattò dopo alcune settimane dal furto, per proporre la restituzione della tela trafugata, in cambio di soldi. Gli inquirenti non credettero alle dichiarazioni del sacerdote, anzi, fu indagato e, poi, il caso venne archiviato.