Banana Yoshimoto – attraverso il romanzo intitolato ‘Su un letto di fiori’ – consegna ai lettori un personaggio che presenta un’essenza speciale: Miki è ‘un semino di felicità’ che attecchisce nel profondo di ciascuno di noi per nutrirci di un luminoso e quotidiano stupore. Abbandonata su un giaciglio di alghe e cresciuta con immenso amore dalla famiglia Ōhira, Miki abita nel villaggio di Ōoka-mura, proiezione della sua condizione interiore in cui convergono forze magnetiche. Alla casa bianca degli Ōhira, centro di energie positive, si contrappone una residenza nera in cui forze negative minacciano l’imperturbabilità della famiglia. Questa condizione esistenziale si può estendere alla maggior parte delle persone e all’intera società ‘chiusa nella solitudine dei propri sogni’. Guidata dal mistico nonno, Miki impara presto a essere se stessa e a vivere ogni giorno come una ‘sequenza di miracoli’. Nel gioco della vita, si è destinati a vincere solo nella misura in cui stabiliamo le regole nel momento in cui veniamo al mondo, poiché ciascuno conserva dentro di sé un potenziale equilibrio. Agire coerentemente con se stessi, senza farsi deviare, significa preservare il proprio personale universo. Il nonno ha insegnato a Miki che ogni giorno gli individui sono esposti a trappole che li spingono a diventare qualcosa di diverso. La vita – secondo il nonno – dovrebbe assomigliare a ‘un sonnellino su un letto di fiori’ ed è così che Miki consuma le sue giornate, consapevole del valore e della magia che risiede nelle piccole gioie, malgrado le sofferenze e i pregiudizi altrui.
Intorno a Miki, agiscono personaggi dalla luminosità semplice: il padre creativo, la madre laboriosa, lo zio disponibile e l’amico Nomura. Quest’ultimo aveva dovuto accettare di compiere scelte ‘diverse’ dalla sua più intima natura e imparare a conviverci con pacata consapevolezza. Una volta conclusa la prima fase della sua vita, era tornato al villaggio per riconnettersi agli insegnamenti del nonno e trovare la sua personale dimensione di felicità. I conti della vita tornano sempre in pari se siamo in grado di interpretare il dolore come un ponte che conduce verso un nuovo inizio. Miki, in sua assenza, aveva continuato a vivere nel presente, fidandosi di se stessa, accumulando piccole quantità di forza per affrontare la vita, malgrado i suoi strappi e le ombre derivate dall’abbandono materno. Vivere su un letto di fiori non significa essere impermeabili ai giudizi delle persone e ai dolori, piuttosto, è una scelta di vita, quella di assecondare la propria semplice natura, dedicandosi completamente a ciò in cui è possibile riconoscersi. Miki è riuscita a preservarsi tornando ogni tanto bambina, vivendo secondo i propri ritmi, dimenticando i dolori, prendendo il sole, lasciandosi accarezzare dal vento, mangiando prelibatezze e sorridendo. Lasciando sempre aperta tra sé e l’universo quella porta da cui costantemente filtrano luce ed energia positiva. La visione della vita di Miki è solida e non vacilla mai, come se avesse radici nel terreno, perché dotata di una semplicità che l’ha salvata dalle ombre della vita. Indipendentemente dai pericoli – sostiene Miki –, se riusciamo a non perdere di vista la luce che è dentro di noi, possiamo continuare a condurre una vita serena.
di Tiziana Santoro