Gabriele Lavia ritorna al Teatro Antico di Taormina curando, l’8 agosto, la regia di Medea di Euripide, con Federica De Martino e Simone Toni, e interpretando, il 9 agosto, Il sogno di un uomo ridicolo di Dostoevskij, per la programmazione della Fondazione Taormina Arte Sicilia. “Oggi, questo teatro deve diventare il trono dell’arte”. Questo è il testamento di Eduardo De Filippo, pronunciato al Teatro Antico il 15 settembre del 1984. Sul palcoscenico, il grande attore napoletano, commosso davanti a un pubblico numeroso ed entusiasta, ha sancito il futuro di uno dei teatri all’aperto più belli al mondo. Sono trascorsi trentasei anni e Gabriele Lavia, direttore artistico della sezione prosa di Taormina Arte dal 1984 al 1994 – che questo teatro, quindi, conosce bene nella doppia veste di regista prima e attore subito dopo – metterà in scena l’8 agosto, in prima nazionale, Medea di Euripide, una particolare riduzione operata dallo stesso Lavia con interpreti Federica De Martino e Simone Toni e, il giorno successivo, il 9 agosto, diventerà attore e sarà l’interprete di Il sogno di un uomo ridicolo di Fedor Dostoevskij.
Sul palcoscenico del Teatro Antico, Gabriele Lavia è stato Riccardo III, Amleto, Macbeth, ha duellato con Kleist in un’interpretazione e riduzione teatrale passata alla storia di Taormina Arte; Lavia ha fatto sì che il teatro uscisse dal suo naturale luogo e coinvolgesse tutta la Città: si rifletteva sulla drammaturgia nella terrazza del Palacongressi con Mariangela Melato, Valeria Morricone e Monica Guerritore e, al contempo, i clown rallegravano i bambini in Piazza Badia e la sera, infine, dopo estenuanti prove il debutto che decretava sempre il successo di critica e di pubblico. Doppio appuntamento per Lavia dopo il lungo lockdown per questa stagione di spettacoli al Teatro Antico, organizzata dalla Fondazione Taormina Arte Sicilia con una prima nazionale l’8 agosto di una delle tragedie più conosciute di Euripide che ci racconta della difficoltà di una donna di farsi accettare come tale e di non farsi implodere dal solo ruolo di accudimento e di madre.