Sul torrente Annunziata, vi è un’angusta grotta contenuta in una camera che, sull’ingresso del lato esterno, ha una piccola scultura raffigurante un infante avvolto in fasce con sopra la testa di un angelo e, lateralmente, uno stemma nobiliare. Essa, sconosciuta ai più, è legata alla storia degli ultimi cinque secoli di Messina; qui, infatti, a mezzogiorno del 25 marzo 1434, giovedì santo e festa dell’Annunziata, nacque Smeralda Calafato, colei che fu Santa Eustochia. Nel marzo del 1543, Bernardo Calafato, ricco mercante messinese, per sfuggire alla peste che imperversava a Messina, si trasferì con tutta la famiglia (la giovane moglie Mascalda Romano, prossima al parto, e i tre figli), in una sua proprietà all’Annunziata. Come racconta Jacopa Pollicino, fedele compagna di Eustochia, nella sua Legenda, i Calafato vissero giorni di ansia per l’impossibilità di Mascalda a partorire, fino a quando, seguendo le indicazioni di un misterioso personaggio, la donna venne portata nella stalla dove vide la luce una bambina che venne chiamata Smeralda. Non può non colpire l’analogia che vi è tra la nascita di Gesù e quella di Smeralda: entrambi nascono in una grotta.
E il villaggio Annunziata ebbe, anche dopo, un ruolo importante nella vita di Eustochia. Infatti, tredicenne, desiderosa di vedere la sua casa natale, vi si fece condurre dai fratelli e, rimastavi qualche giorno, si deturpò il volto a causa della lunga esposizione al sole mostrando, così, ai parenti la sua ferma volontà di farsi suora. E anche se Santa Eustochia è venerata con il suo corpo incorrotto nella chiesa di Montevergine ricca di marmi, visitare la sua casa natale ci aiuta a comprendere meglio il messaggio che viene dalla sua vita: povertà ed umiltà scelte e vissute, totalmente, per somigliare al suo ‘Signore zuccherato’. Questa clarissa che, in una splendida giornata di giugno del 1988, papa Giovanni Paolo II ha proclamato santa c’insegna a perseguire i nostri sogni con la stessa fermezza e lo stesso coraggio avuti da lei per diventare figlia di san Francesco, schierandosi sia contro i familiari che la volevano sposata che contro le clarisse del tempo dai costumi rilassati. Senza dubbio, la casa natale di Santa Eustochia dovrebbe essere riscoperta e segnalata, adeguatamente, e gli abitanti dell’Annunziata, in sinergia con le parrocchie che insistono sul territorio, dovrebbero, il 25 marzo di ogni anno, essere protagonisti di iniziative miranti a non fare cadere nell’oblio un tassello importante della storia di Messina.
di Paola Saladino (in suo ricordo)