Spartacus

È ancora verso il pollice
per i martiri
serviti in gioco
come pasto caldo
a belve e fiere spadroneggianti,
quando vengo gettato nell’arena.

Ora tocca a me saziare la folla
e l’ingordigia cruda dell’imperatore.
Aspetto timoroso i miei avversari.
Mors tua vita mea, senza scampo.

Tra tranelli e agguati,
borchie, spade, reti e spranghe,
inseguiamo estenuati
la pirrica vittoria.

I nemici veri
acclamano il gladiatore,
gridano il mio sordo nome,
sconfitto attimo dopo attimo
dalla sottratta libertà,
dalla mancanza del tuo amore.

di Pasquale Ermio tratta dal libro Come Eracle e Iolao