La scrittrice statunitense Alice Walker scrive: “Grazie è la migliore preghiera che chiunque possa dire. Grazie esprime gratitudine estrema, umiltà, comprensione”. Come francescano cappuccino, vedo le parole sagge della Walker che prendono vita nell’esempio di San Francesco. Infatti, nel suo Testamento, Francesco dice proprio nel verso d’esordio di questa importantissima scrittura per lui e per quelli che lo seguiranno in futuro: “Il Signore dette a me, frate Francesco…”. Da questa semplicissima frase, parte la grandissima gratitudine che Francesco nutre verso Dio. Prima di tutto, lo ringrazia per i lebbrosi, la chiesa, i sacerdoti, i frati e la sua stessa vocazione. Questo inno di grazie di Francesco non posso non commentarlo con il passo biblico di San Paolo che scrive agli Efesini queste parole: “Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo (è per grazia che siete stati salvati), e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nel cielo in Cristo Gesù, per mostrare nei tempi futuri l’immensa ricchezza della sua grazia, mediante la bontà che egli ha avuta per noi in Cristo Gesù” (Ef 2:4-7). La gratitudine è essenziale nel carisma francescano. Nelle costituzioni cappuccine, troviamo così: “La preghiera francescana è affettiva, cioè preghiera del cuore, che ci conduce all’intima esperienza di Dio. Contemplando Dio, sommo Bene e tutto il Bene, dal quale procede ogni bene, devono erompere dal nostro cuore l’adorazione, il ringraziamento, l’ammirazione e la lode” (N. 46.6).
E come sono presenti l’adorazione, il ringraziamento, l’ammirazione e la lode nella preghiera di San Francesco? Basta vedere quello che il Poverello scrive nel ventitreesimo capitolo della Regola Non Bullata: “Onnipotente, santissimo, altissimo e sommo Dio, Padre santo (Gv 7,11) e giusto, Signore Re del cielo e della terra (Cfr. Mt 11,25), per te stesso ti rendiamo grazie, perché per la tua santa volontà e per l’unico tuo Figlio con lo Spirito Santo hai creato tutte le cose spirituali e corporali, e noi fatti a tua immagine e somiglianza hai posto in Paradiso (Cfr. Gn 1,26 e 2,15), e noi per colpa nostra siamo caduti. E ti rendiamo grazie, perché come tu ci hai creato per mezzo del tuo Figlio, cosi per il santo tuo amore, col quale ci hai amato (Cfr. Gv 17,26), hai fatto nascere lo stesso vero Dio e vero uomo dalla gloriosa sempre vergine beatissima santa Maria, e, per la croce, il sangue e la morte di Lui ci hai voluti redimere dalla schiavitù. E ti rendiamo grazie, perché lo stesso tuo Figlio ritornerà nella gloria della sua maestà per destinare i reprobi, che non fecero penitenza e non ti conobbero, al fuoco eterno, e per dire a tutti coloro che ti conobbero e ti adorarono e ti servirono nella penitenza: Venite, benedetti dal Padre mio (Mt 25.34), entrate in possesso del regno, che vi è stato preparato fin dalle origini del mondo. E poiché tutti noi miseri e peccatori, non siamo degni di nominarti, supplici preghiamo che il Signore nostro Gesù Cristo Figlio tuo diletto, nel quale ti sei compiaciuto (Cfr. Mt 17,5), insieme con lo Spirito Santo Paraclito ti renda grazie così come a te e a lui piace, per ogni cosa, Lui che ti basta sempre in tutto e per il quale a noi hai fatto cose tanto grandi. Alleluia…” (23,1-6).
Com’è bello che Francesco riesce a ringraziare l’Altissimo per Lui stesso, la sua creazione, incarnazione, il dono della passione e la sua resurrezione in Gesù Cristo, Suo Figlio, per il ritorno del Figlio e persino per la gloria eterna! La vera gratitudine ci fa gioire nelle piccole cose! In realtà, questo lo dimostra anche Papa Francesco nella sua enciclica sulla cura della casa comune, ‘Laudato Sì’, quando osserva: “La spiritualità cristiana propone un modo alternativo di intendere la qualità della vita, e incoraggia uno stile di vita profetico e contemplativo, capace di gioire profondamente senza essere ossessionati dal consumo. È importante accogliere un antico insegnamento, presente in diverse tradizioni religiose, e anche nella Bibbia. Si tratta della convinzione che meno è di più. Infatti, il costante cumulo di possibilità di consumare distrae il cuore e impedisce di apprezzare ogni cosa e ogni momento. Al contrario, rendersi presenti serenamente davanti ad ogni realtà, per quanto piccola possa essere, ci apre molte più possibilità di comprensione e di realizzazione personale. La spiritualità cristiana propone una crescita nella sobrietà e una capacità di godere con poco. È un ritorno alla semplicità che ci permette di fermarci a gustare le piccole cose, di ringraziare delle possibilità che offre la vita senza attaccarci a ciò che abbiamo né rattristarci per ciò che non possediamo. Questo richiede di evitare la dinamica del dominio e della mera accumulazione di piaceri (n. 222). Se voglio avere la gioia e la pace di Dio perché non pratico la gratitudine verso Dio e i miei fratelli e sorelle? Rendo grazie a Dio per tutto quello che mi provvede? Ringrazio i miei fratelli e sorelle per tutto quello che sono e fanno per me? Accontentarsi di quello che il Signore mi ha provveduto non è forse il passo decisivo per disporre il mio cuore a ricevere altre grazie? Strettamente parlando chi è veramente ricco? Chi ha in abbondanza e vuole di più o chi vive nella sobrietà ma ha la capacità di godere e apprezzare il poco che ha?”.
di Fra Mario Attard