Gli interessi di bottega fanno il gioco del populismo

Purtroppo, dall’acutezza del virus non siamo usciti migliori. Le scene dei tifosi e gli abbracci insistiti tra i giocatori – anche quando la vittoria è largamente raggiunta – si amplifica con l’esaltazione dei tifosi all’esterno degli stadi e per le strade non solo in Italia. Si accompagnano all’assalto delle spiagge e dei prati, mentre non può che sconcertare gravemente l’ignoranza e la superficialità con cui si affronta la riapertura delle scuole, proseguendo nell’incapacità colpevole con cui si affrontano le decisive problematiche del futuro dei nostri giovani, dopo la devastante esperienza degli scorsi mesi nella fase più acuta della crisi epidemica. L’esempio forse più significativo e preoccupante, giocato solo sui numeri, è la scomposta mutevolezza delle proposte e degli indirizzi da un giorno all’altro. In totale assenza di ogni seria riflessione sulla qualità e la funzione insostituibile di un sistema scolastico che dovrebbe sempre essere finalizzato e aggiornato nei contenuti e nei metodi di apprendimento, al fine di favorire una formazione efficace anche sotto il profilo etico-civile e della formazione critica. Quasi che la sconvolgente esperienza dei nostri ragazzi, durante tutto il periodo del virus più acuto, non ci avesse insegnato nulla rispetto ai problemi e alle difficoltà che i nostri giovani e le nostre famiglie hanno dovuto affrontare e subire. Solo alcuni degli esempi che il Governo Conte e il Parlamento avrebbero dovuto, già da tempo, affrontare, in modo chiaro e concreto fornendo al Paese tutto linee di buon Governo e plausibile richiesta di fiducia.

Ma Governo e forze politiche sembrano preoccupati solo da egoistici interessi di bottega, ciascuno preoccupato del proprio elettorato e di accrescere i consensi dei voti causando solo la crescita irresponsabile dei populismi e l’aggravamento preoccupante della crisi e delle difficoltà dell’Italia. Questo clima irresponsabile arriva a toccare, profondamente, anche il nostro rapporto con l’Europa con rischi enormi per il nostro futuro ed una squalificazione in sede UE e nel più vasto contesto politico mondiale. La figuraccia del presidente Conte con la sua stizzita e irresponsabile reazione a una più che ragionevole riflessione della cancelliera Merkel che aveva sottolineato lo straordinario impegno che tutta l’Europa avrebbe dovuto assicurare il più possibile compatta, utilizzando nel più efficace dei modi tutti gli straordinari strumenti finanziari messi a disposizione. Il nostro presidente del Consiglio ha, invece, non solo scelto la strada peggiore per accodarsi al peggior populismo dei 5stelle usando oscene allusioni verso il dilagante populismo montante. Questo proprio nei confronti della cancelliera Merkel, lei sì vera statista europea e protagonista del possibile rinnovamento politico e istituzionale dell’UE.

Neppure l’orgoglioso Macron avrebbe usato parole e modalità di risposta del tipo utilizzato dal nostro presidente del Consiglio. La fregola di una risposta arrogante e così presuntuosa, grave sullo stesso terreno politico e istituzionale europeo, sintetizza malinconicamente la profondità e gravità della crisi che attraversiamo. Rispetto alla quale restiamo tutti smarriti riguardo a possibili vie d’uscita virtuose. Ci confortano solo le parole del presidente Mattarella, ricordando la strage di Ustica e la strage dei morti di Bergamo. Nessuna concessione alla retorica e alle facili emozioni, ma il dovere della memoria per le vittime, il lutto e il dolore delle loro famiglie, unitamente a una rilettura critica di queste terribili esperienze per ripensare anche errori e responsabilità gravi compiuti, unica strada per potere sperare in un futuro migliore.

di Nuccio Fava