Che Silvio Berlusconi rappresenti da tempo un personaggio di rilievo nella vita della società italiana è un dato risaputo e riconosciuto da tutti, ovviamente, dai suoi sostenitori e ammiratori, molto più numerosi, sicuramente, di quanti sembrano essersi ridotti in termini elettorali negli ultimi tempi. Ciò nonostante, la sua lunga esperienza e il suo intuito e tempismo politico ne fanno, quantomeno, un ago della bilancia nello schieramento di centro-destra con una differenza marcata, in campo europeo, dai populismi e dalle correnti nazionaliste. Più che comprensibile, quindi, la valanga di auguri e di solidarietà che lo hanno raggiunto non appena si è diffusa la notizia del Covid che lo ha contagiato e, ancora di più, in coincidenza con il necessario ricovero al San Raffaele di Milano, come illustrato, efficacemente, in diretta tv dal professor Zangrillo. Stonano, tuttavia, alcune polemiche sorte all’interno della numerosa famiglia, specialmente, tra due delle figlie circa la responsabilità di un eventuale contagio, nonostante il cavaliere, in verità, fosse apparso in cordiale abbraccio sul prato di Villa Certosa con Briatore e in folto gruppo con lo stato maggiore di Forza Italia, sempre sullo stesso prato in Sardegna. Da sempre, Berlusconi ama questi rituali che considera se non scaramantici almeno bene auguranti, un misto di buone vacanze e di auguri per elezioni regionali e referendum. Del resto, basta ricordare la foto di Berlusconi con Gianni Letta e Galliani, tra gli altri in pantaloncini bianchi e scarpe da tennis, impegnati in un footing mattutino alle Bahamas.
Ha, invece, provocato scandalo l’augurio piuttosto ‘corrosivo’ di Carlo De Benedetti che ha dato dell’imbroglione al cavaliere e ricordato le travagliate vicende giudiziarie che li hanno contrapposti. Sicuramente, De Benedetti avrebbe potuto scegliere un momento più opportuno e diverso, ma resta – a mio parere – eccessiva la reazione scandalistica rappresentata su molti media. Ferma restando la singolarità dell’impresa dello straordinario percorso imprenditoriale e politico del cavaliere, non è ragionevole presentarlo solo come un eccezionale salvatore dell’Italia dal pericolo comunista che, tra l’altro, non c’era più, ignorando tutta l’abile campagna condotta insieme a Dell’Utri per la nascita di Forza Italia, la sua diffusione con ogni mezzo, in ogni angolo del Paese, da Nord a Sud, per un travolgente successo anche di moralizzazione dopo tangentopoli che aveva determinato, in tempi brevissimi, la sostanziale scomparsa dei partiti storici dalla Dc al Pci e allo stesso Partito Socialista di Craxi travolto anch’esso da scandali sino al riparo di Bettino in Tunisia. Analoghe considerazioni andrebbero fatte per l’avventura di Mediaset, sempre coperta e garantita nel suo percorso da settori della Dc e da Craxi, fino all’ultimo caso nella storia della Repubblica: le dimissioni di 5 ministri della sinistra democristiana per tentare di impedire lo stravolgimento di una sentenza della Corte Costituzionale che aveva considerato necessario il trasferimento di Rete 4 sul satellite mentre Andreotti, spinto da Craxi, sostituì in un battibaleno i cinque ministri dimissionari e Rete 4 continuò a trasmettere in chiaro. Forse sarebbe bene ricordare anche questi aspetti nelle tante ricostruzioni encomiastiche di Berlusconi, senza ridurre, naturalmente, in alcun modo l’affetto e gli auguri più cordiali di pronta guarigione.
di Nuccio Fava